CORROSIONE INTERGRANULARE
Detta anche “corrosione intercristallina” si verifica ai bordi dei grani cristallini che hanno subito un trattamento di “sensibilizzazione” (il riscaldamento del materiale che senza provocare cambiamenti di stato comporta la precipitazione di carburi a bordo grano). Nel normale utilizzo della bombola l’intervallo di temperature è inferiore a quello che innesca la precipitazione dei carburi e la conseguente corrosione.
CORROSIONE INTERSTIZIALE
Denominata anche “crevice corrosion” avviene nel punto di contatto fra due superfici che possono essere metalliche del stesso tipo o differenti, metalliche e non metalliche, metalliche e di prodotti di corrosione,… nelle fessure tra le due superfici, ristagna acqua che si impoverisce sempre più di ossigeno (anodo); il liquido circostante (catodo) al contrario si rinnova regolarmente e assume una concentrazione di ossigeno sempre più elevata; si attiva così una corrosione elettrochimica, che con l’accumulo di prodotti di corrosione si autoalimenta e accelera il processo. Il problema è facilmente individuabile in corrispondenza dell’attacco della rubinetteria.
CORROSIONE PER VAIOLATURA
La “Pitting corrosion”: è un tipo di corrosione localizzato, ad andamento penetrante o cavernoso.
Provoca perforazioni che generalmente non vengono rilevate se non a danno avvenuto. È caratterizzata da zone anodiche localizzate, molto meno estese di quelle catodiche circostanti. È frequente negli ambienti ricchi di ioni cloro. Si svolge in 2 fasi:
- La prima fase d’attacco che inizia nei punti a passività superficiale più debole (bordo grano, zone incrudite, inclusioni) o nel caso di metalli molto puri dove lo strato di passività superficiale è interrotto.
- La seconda fase di sviluppo è caratterizzata da un’accelerazione del fenomeno corrosivo, poiché ad una piccola area anodica corrisponde una grande area catodica.
Il fenomeno del pitting interessa gli acciai inox, le leghe di alluminio, quelle di rame e gli acciai al carbonio.
CORROSIONE SOTTO SFORZO
Chiamata anche “stress corrosion”, si genera per la presenza di una sollecitazione di trazione del pezzo in ambiente corrosivo avvenendo in profondità (punto 5) non è visibile e porta a cedimento senza preavviso del componente. Nel caso dei recipienti in pressione è evidente la concentrazione di sforzi in corrispondenza dell’apice della cricca che si comporta da anodo accelerando il fenomeno. Determinanti sono gli sbalzi termici, tensioni dovute a forze interne o esterne o cricche originate dal solo ambiente corrosivo. In assenza di tensioni il decadimento per corrosione sarebbe lento e spesso di scarso rilievo. Risentono di questo problema soprattutto gli acciai inox austenitici in presenza di soluzioni acquose di cloruri e alcune leghe di alluminio e magnesio in presenza di acqua marina.
CORROSIONE PER FATICA
Si manifesta con una serie di cricche transgranulari e raramente intergranulari, filiformi e poco ramificate. L’effetto risultante di corrosione e fatica tende a diminuire la sollecitazione limite e a far scomparire il limite a fatica.
Nota: Resta inteso come sempre che questo post è destinato a tutti, per gli approfondimenti del caso si rimanda ai “sacri testi” scientifici