BIELLE SOTTO LE STELLE 2024

E anche quest’anno ci si ripresenta al “Bielle sotto le Stelle”, il motogiro in notturna che, a mio modesto parere, è l’evento più figo dell’anno.

Ma che cos’è Il “Bielle sotto le stelle”? Organizzato dal motoclub 100HP e patrocinato dal comune di Cassano Magnago, è il motogiro in notturna tra i laghi e in vetta al Mottarone che, a un costo di iscrizione di 20€, permette di aiutare l’associazione “più di 21“.

Dopo la disastrosa edizione del 2023 dove il meteo era proibitivo (dopo la prima tappa ho abbandonato da quanto ero zuppo!) per il 2024 siamo pochi ma buoni:

  • Io e la mia fedele Ducati 848
  • Kamal con la sua fida Ducati Multistrada 1° serie
  • Sasà alla sua “prima” notturna con la sua Harley-Davidson
  • Filippo con il Yamaha TDM

Claudio (+forse figlio motorizzato + forse amico motorizzato) ci attende/attendono alla seconda tappa perchè deve fare da taxista al figlio che rientra dalle vacanze…sempre se il volo non ritarda!

Vale la solita regola prima della partenza, presentarsi al via benzinati (non fatti di chissà cosa ma semplicemente con il pieno di benzina…) e pisciati. Sarà un motogiro da fare in tranquillità come ben scritto su facebook nella pagina ufficiale e come ribadito prima del via.

All’arrivo a Cassano Magnago in piazza Mercato troviamo già un bel numero di moto schierate. Procediamo con l’iscrizione dove riceviamo il braccialetto che darà diritto al ristoro in vetta al Mottarone e la colazione e la starlight da mettere sulla moto per identificarci. Mentre aspettiamo le 22:30 per la partenza iniziamo a bere un caffè al vicino bar.

PRIMA TAPPA

Iniziamo a vestirci e accendiamo i motori. Alle 22:30 spaccate si parte! Qualcuno ha già fatto fuori mezzo serbatoio solo sgasando da fermo prima di partire. Il gruppo è bello numeroso e sono curioso di sapere quanti saremo, lo scopriremo tra qualche giorno quando arriveranno i numeri ufficiali ma a naso saremo circa 300 moto.
EDIT: 301 partecipanti iscritti dalla pagina ufficiale

Si parte in direzione Tradate, a seguire poi sulla SP233 fino al ponte di Vedano, e si prosegue fino a Capolago. Si costeggia il lago di Varese dal lato Schiranna/Calcinate/Gavirate seguendo la SP1. Si prosegue poi per Bardello (con la solita signora anziana dal balcone che ci aspetta come nelle edizioni precedenti, applaude e saluta), Biandronno, Ternate costeggiando quindi il lago di Comabbio. Passiamo infine per Varano Borghi, Corgeno, Vergiate e arriviamo infine sulla SS33 del Sempione dove tra Vergiate e Somma Lombardo facciamo una prima tappa di ricompattamento alla stazione di servizio lungo la strada che, disponendo di un’ampia area, riesce ad accoglierci tutti (soprattutto per la felicità del camionista che sta dormendo in cabina). Durante tutto il tragitto le staffette fermano il traffico e agevolano il passaggio anche perchè in movimento siamo un serpentone lungo qualche chilometro e erchiamo di restare sempre in gruppo (è doveroso dire che, se non si deve procedere dritti, le staffette sono sempre agli incroci/rotonde a segnalare la strada da imboccare)
Sono le 00:18 e siamo al primo pit-stop dopo aver percorso 55km in totale tranquillità.

SECONDA TAPPA

Ripartiamo per la seconda tappa. Le staffette fermano il traffico per permetterci di rientrare in gruppo sul Sempione verso Somma Lombardo e sempre velocemente si alternano a tutti gli incroci per segnalare la strada e fermare il traffico. Arrivati a Somma imbocchiamo la SS336 in direzione della diga del Panperduto, attraversiamo il ponte sul Ticino (mentre ci si avvicina al ponte è molto suggestivo vedere il serpentone davanti a noi che illumina la notte così come dal ponte vedere quello che ci segue). Si risale sulla SS32 verso Varallo Pombia, Borgo Ticino, Gattico dove facciamo tappa al distributore Vega di Paruzzaro per la prima sosta carburante ufficiale e fare un attimo di pausa. I chilometri percorsi sono 89 in totale (32km dalla tappa precedente) e siamo alla 1:10. La prossima sosta ufficiale sarà direttamente in vetta al Mottarone e sicuramente la temperatura scenderà…

TERZA TAPPA

Nuovamente in marcia, stavolta si va in direzione Arona per poi tagliare e fare l’Alto Vergante, passando per Massino Visconti e scendere sul lago Maggiore dove il paesaggio notturno è stupendo. La temperatura resta su un gradevole 23 gradi e sulla strada passiamo Lesa, Stresa (dove si possono ammirare le isole Borromee illuminate), si prosegue sempre sulla strada del lago verso Feriolo, Fondotoce e svoltiamo super imboccare la strada per Mergozzo dove costeggiamo l’omonimo lago. Qui facciamo un ricompattamento e ne approfittiamo per vestirci prima di salire al Mottarone. Mergozzo è una ridente località sull’omonimo lago ma è molto piccola, noi siamo in tanti e in men che non si dica blocchiamo tutto! Abbiamo tirato le 2:50 e siamo a 128km totali (39 km di “semitappa”)

Ripartiamo e appena fuori dal centro abitato si punta verso Omegna, si percorre quindi la SP229 costeggiando il lago d’Orta fino a Orta San Giulio dove iniziamo la salita in vetta. Man mano che saliamo la temperatura cala leggermente mentre sulla strada, specialmente nell’ultimo tratto si vede il suggestivo serpentone di moto che procede e illumina la notte. Scendiamo dalla moto alle 3:50 e siamo a 165km percorsi (37km di “semitappa”).

Ammetto che mi aspettavo una temperatura più fredda (i siti meteo indicavano 11 gradi in vetta), in compenso c’è una forte umidità.
Il Bar Alp, a cui dovremmo fare un monumento, ci attende per il ristoro: a scelta penne al pomodoro o penne aglio olio e peperoncino (opto per queste) con una coca cola.


Dopo aver mangiato, un buon caffè e 4 chiacchiere all’aperto sotto il cielo stellato in attesa della ripartenza…

QUARTA TAPPA

Ci rimettiamo in sella pronti per la discesa, sono le 5:10 e si riparte per iniziare il rientro.

Stavolta passiamo dal versante opposto del Mottarone percorrendo la strada privata “Borromea” che è a pedaggio. Mentre scendiamo inizia ad albeggiare, il cielo perà non promette nulla di buono per adesso e quest’annno niente foto dell’alba (se volete vederla cercate nel posto del 2022)

A fine discesa arriviamo nuovamente a Stresa e ci fermiamo per ricompattarci. Ammetto che inizio ad avere sonno, complice la notte precedente in turno in ambulanza di emergenza dove abbiamo lavorato e non ho dormito molto…

Un filo di “me cala la palpebra” sia a me che a Sasà…

Percorriamo la lacuale in direzione inversa fino ad Arona (con attenzione al maledetto autovelox che ha già castigato molti di noi indipendentemente dal mezzo di trasporto), poi sulla SS33 del Sempione ci fermiamo al distributore IP di Castelletto Ticino per la tappa rifornimento rifornimento non ufficiale. Abbiamo intanto fatto le 6:30 e per 203km totali (vale a dire 38km di tappa).

QUINTA TAPPA

Si riparte e stavolta la destinazione è Cassano Magnago al Muppet Bar per chiudere il giro. Riprendiamo il Sempione passando sul ponte di ferro che collega Castelletto Ticino a Sesto Calende quindi ripassiaamo nuovamente da Vergiate, Somma Lombardo, Gallarate e alle 7:26 concludiamo il giro con 231km percorsi e possiamo fare colazione.

EDIT: da fonte ufficiale 242 hanno completato il giro

Prima di partire è doveroso salutare e ringraziare lo staff del 100HP pechè non solo organizza un evento come questo ma permette a tutti noi partecipanti di farlo in sicurezza grazie alle loro infaticabili staffette che per tutta la notte ci hanno accompagnato in questa avventura.
See you next year!

EDIT: 2130€ raccolti a favore dell’associazione “Più di 21”!

IL SOCCORRITORE SULLA SCENA DEL CRIMINE

Credo che la formazione continua per i soccorritori sia fondamentale perché aiuta ad essere sempre preparati in ogni possibile situazione. Ma come operare quando ci si trova di fronte a una possibile scena del crimine visto che sempre più spesso capitano interventi simili?

Ieri sera, grazie al prezioso aiuto dell’amico Daniele Pizzi (Avvocato, docente universitario ma soprattutto volontario del soccorso) e del suo collega Manuel Cinquarla (criminologo), sono riuscito a mettere in piedi una serata a tema sull’argomento.

Con ben 72 persone iscritte all’evento (oltre ai “miei” volontari di Angera, hanno presenziato i colleghi ANPAS di Malnate, Besano, Cunardo, Travedona, Rho, Carnago, Buscate e gli amici della Croce Rossa comitato Medio Verbano) abbiamo avuto il piacere di avere alla serata la Dr.ssa Sabina Campi (direttrice della AAT 118 Varese) e la Dr.ssa Marianna Dara (medico AREU) che sono passate per un saluto ma alla fine hanno partecipato a tutta la lezione con vivo interesse e curiosità.

Durante la serata abbiamo imparato come approcciare alla scena del crimine e come non “pasticciare” per inquinare le prove che le forze dell’ordine dovranno poi utilizzare per individuare i colpevoli. Abbiamo avuto inoltre modo di visionare con i nostri occhi qualche strumento utilizzato per le indagini. Una serata molto interessante e che sicuramente in futuro cercheremo di replicare!

Un grazie anche al mio Presidente CVA Cav. Gianluigi Conterio per avermi permesso di organizzare questo evento!

Il nostro presidente Cav. Gianluigi Conterio e la Dr.ssa Sabina Campi
L’amico Daniele Pizzi…
…e il suo collega Manuel Cinquarla
Il pubblico durante la serata
CSI: Angera, Horatio Caine spostati proprio!

BUON COMPLEANNO, SQUALO

Uno di mezzi del Corpo Volontari Ambulanza è una vecchia Citroen DS “Squalo”.

Immatricolato per la precisione il 23/03/1975 dopo essere stata allestita da Currus in Francia e ovviamente dopo tanti interventi e salvato delle vite adesso si gode la sua meritata pensione gironzolando in raduni e rappresentanze come mezzo storico.

Al CVA è arrivata il 10/12/1986, acquista dal JRC di Ispra e reimmatricolata dopo aver subito un adeguamento dalla carrozzeria Saves per essere conforme alle leggi italiane.

Il design dell’auto ha qualcosa di italiano essendo stata concepita dal varesino Flaminio Bertoni, uno dei più grandi designer automobilistici. Con il suo motore 4 cilindri da 1985cm3 erogava 108cv e 147Nm che le permettevano di raggiungere i 170km/h grazie al cambio a 4 marce che era posizionato sul volante.

Una delle caratteristiche della vettura era il sistema idraulico che era comune a freno, frizione, sterzo e sospensioni.

Proprio il reparto sospensioni era uno dei suoi punti forti: ognuna era costituito da una sfera divisa orizzontalmente da una membrana: nella parte superiore vi era azoto, in quella inferiore olio LHM (un olio minerale secondo specifica PSA-B-712710 caratterizzato da potere anticorrosivo, resistenza ad alte temperature, elevata indice di viscosità e bassissimo punto di scorrimento). Caricando la vettura (attrezzature, paziente e 2 soccorritori) o in caso di fondo stradale sconnesso (come molte strade..) l’olio comprime l’azoto ma essendo questo totalmente incomprimibile, all’aumentare delle sollecitazioni si ha un irrigidimento delle sospensioni a vantaggio dell’azione ammortizzante.

Ci pensava poi il circuito idraulico mediante una pompa a pistoni ad autolivellare la vettura.

Anche il reparto freni era affidato al sistema idraulico grazie a un circuito sempre in pressione: al contrario del servofreno (che lavora a depressione, alleggerendo la forza da esercitare sul pedale per la frenata) sullo Squalo, premendo il pedale, si apriva una valvola che mandava olio in pressione alle pinze pertanto il pedale aveva una corsa molto corta e le frenate erano non sempre di facile gestione se non abituati alla sua guida.
Altro vantaggio era rappresentato dai dischi montati entrobordo all’uscita del differenziale permettendo così la riduzione delle masse non sospese (tradotto: la risposta della sospensione a parità di variazioni del manto stradale è più rapida a vantaggio della motricità e del comfort dovuto alle minori sollecitazioni al corpo vettura) e un minore momento di inerzia (tradotto: maggiore manovrabilità del veicolo). Questi vantaggi però avevano come rovescio della medaglia una manutenzione più onerosa (anche la sola ispezione doveva avvenire alzando la vettura su un ponte)

Con una potenza frenante così improvvisa, il veicolo poteva arrestarsi improvvisamente e spegnersi pertanto il cambio era dotato di un sistema di disinnesto delle marce che evitava il problema.

A livello di vano sanitario, nulla a che vedere con i moderni mezzi di soccorso: all’interno ospitava solamente la barella, una valigetta di primo soccorso, una bombola di ossigeno, una barella cucchiaio, una steccobenda… Allestimento molto povero ma all’epoca il soccorso era molto più spartano di quello che si effettua oggi. Inoltre il paziente, se troppo alto, correva il rischio di non poter essere caricato così come i soccorritori erano abbastanza sacrificati all’interno del vano sanitario.

Ovviamente non è più abilitata da AREU per le emergenze così come per l’ASST per effettuare servizi di trasporto sanitario.
Ma oggi, quando viene esposta, attira sempre molte persone grazie alla sua forte personalità: spesso chiedono informazioni sul veicolo, la sua storia, il suo lavoro e rimangono stupite quando vedono gli interni, soprattutto se a fianco c’è qualche mezzo moderno. Soprattutto chiedono se veramente si soccorreva in quello spazio ridotto…
Per i bambini invece è la macchina di Ghostbusters!

Alla fine non possiamo che dire grazie per tutto quello che hai fatto all’epoca. Buon compleanno, Squalo!

RISOTTO PANCETTA, GAMBERETTI E GRANELLA DI PISTACCHIO

Come sempre al venerdì in turno sono di cucina (per mia volontà) e questa sera per il mio equipaggio propongo questo risotto particolare…

INGREDIENTI

  • Riso carnaroli 400g
  • Brodo vegetale 2l
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • Gamberetti 200g
  • Gamberi 5pz (servono per decorazione finale)
  • Granella di pistacchio 40g
  • Grana padano grattuggiato 40g
  • Sale qb
  • Olio d’oliva qb

PREPARAZIONE

  • In una pentolino portiamo a cottura i gamberetti e i gamberi quindi scoliamo e andiamo a ridurre i gamberetti in pezzettini
  • in una padella versare la pancetta a pezzettini e a fuoco lente portarla a cottura finchè non diventa croccante.

  • Utilizzare un filo d’olio per tostare il riso, quindi sfumatelo con il bicchiere di vino bianco
  • iniziate a cuocere il riso aggiungendo brodo
  • Aggiungere a metà cottura gamberetti, pancetta e l’olio rilasciato dalla pancetta durante la cottura
  • Portare a cottura e e mantecare con 40g di grana padano e un filo d’olio
  • Impiattare aggiungendo gamberi, pancetta e la granella di pistacchio

Buon appetito!

Nota: ricordo come sempre che la preparazione tiene conto di tutto l’equipaggio che ha delle intolleranze alimentari e che la cucina è quella del CVA Angera e non di Masterchef…

SOCCORRITORE RIQUALIFICATO!

Fare il volontario del soccorso non è un’attività da prendere alla leggera: abbiamo a che fare con persone che stanno male o per via di patologie o perchè vittime di un evento traumatico.

La formazione continua è pertanto una delle attività che occorre portare avanti sia per essere aggiornati sui nuovo protocolli di soccorso, sia per mantenere la manualità nelle manovre di soccorso. Per questo, secondo quanto riportato nel Regolamento 34 di AREU, all’articolo 20

Al fine del mantenimento della qualifica, l’Addetto al Soccorso Sanitario Extraospedaliero (Soccorritore-Esecutore) deve sottoporsi una prova di valutazione pratica, presso il CeFRA di appartenenza.
Tale prova pratica dovrà essere organizzata e gestita direttamente dal CeFRA regionale, responsabile dell’esecuzione, o in accordo con la sua articolazione locale. Al termine della stessa dovrà essere comunicato formalmente l’esito alla AAT di competenza inviando il verbale (MOD 143A).
Tale prova pratica si compone di:
• uno scenario di simulazione “medico” (può essere uno scenario di BLSD);
• uno scenario di simulazione “trauma” (+ skill tecnica).

I soggetti già in possesso della certificazione di Soccorritore-Esecutore dovranno effettuare tale prova entro 5 anni dalla data dell’entrata in vigore dall’approvazione del presente regolamento; le successive riqualificazioni dovranno essere effettuate periodicamente, non oltre il 6° anno.
I soggetti che acquisiscono la certificazione di Soccorritore-Esecutore dopo l’entrata in vigore del presente regolamento dovranno sostenere e ripetere tale prova periodicamente entro i successivi 6 anni.
Tali prove dovranno essere valutate da Soccorritori Istruttori regionali AREU.

Pertanto essendo un istruttore ma prima di tutto essendo un soccorritore la riqualificazione tocca anche a me. Ecco il risultato…

IL SATURIMETRO

Durante la pandemia COVID19 uno degli strumenti più menzionati è stato il saturimetro.
Questo semplice apparecchio serve per sapere la quantità di ossigeno presente nel sangue che si è riusciti ad acquisire durante il processo di respirazione.

L’aria che inspiriamo attraverso la respirazione contiene il 21% di ossigeno. Durante il processi di inspirazione, il diaframma (il muscolo che separa la cavità toracica da quella addominale) si contrae e contemporaneamente i muscoli intercostali si contraggono e spingono in alto e in fuori la cassa toracica: all’interno della cassa toracica si crea una depressione e l’aria viene richiamata per compensare questa differenza di pressione (in poche parole i polmoni sono come dei palloncini non vincolati alla cassa toracica). Dopo essere entrata da bocca e naso, passa attraverso la faringe, la laringe, la trachea, i bronchi fino a raggiungere, infine, i polmoni. Quando l’aria giunge ai polmoni, a livello di alveoli polmonari avviene uno scambio gassoso grazie a cui l’ossigeno contenuto nell’aria inspirata entra nel circolo sanguigno, mentre l’anidride carbonica entra nel circolo dell’espirazione: il diaframma si rilascia assieme ai muscoli intercostali e i polmoni vengono compressi: l’aria in pressione tende ad uscire e, ripercorrendo in senso inverso le vie respiratorie, viene espulsa (vi è circa il 5% di anidride carbonica e il 16% di ossigeno residuo…).

I soccorritori, durante la valutazione ABCDE (Airways, Breathing, Circulation, Disability, Exposure) che si esegue sul paziente, posizionano l’apparecchio al punto B (dall’inglese Breathing=Respirazione) durante il quale si esegue OPACS (sigla che significa di Osservo, Palpo, Ascolto, Conto, Saturazione).

I valori possono essere così classificati

  • 100%->96%: Saturazione ottimale
  • 95%->91%: Saturazione sufficiente
  • 90%->86%: Saturazione insufficiente
  • 85% o inferiore: grave ipossia

L’emoglobina è la proteina che rende rosso il sangue. È composta di quattro catene proteiche, due catene alfa e due catene beta, ognuna con un eme a forma di anello che contiene un atomo di ferro al centro. L’ossigeno si lega in modo reversibile agli atomi di ferro e così viene trasportato attraverso il sangue.
L’emoglobina è una straordinaria macchina molecolare che usa il movimento di piccole variazioni strutturali per regolare la sua azione. Nei polmoni, l’ossigeno che inaliamo si lega al ferro nelle molecole di emoglobina, questo fa sì che essa diventi di colore rosso vivo. L’emoglobina ossigenata, o ossiemoglobina, viene trasportata dai polmoni attraverso le arterie, nelle arteriole più strette e poi nei piccoli capillari. I capillari rilasciano l’ossigeno alle cellule dei tessuti, che lo utilizzano per produrre energia. Questo sangue ricco di ossigeno si chiama sangue arterioso. Quando l’emoglobina cede il suo ossigeno alle cellule cambia da rosso vivo a rosso scuro o bluastro/violaceo. L’emoglobina deossigenata viene trasportata ai polmoni attraverso le venule e le vene per raccogliere una nuova riserva di ossigeno. Questo sangue povero di ossigeno si chiama sangue venoso.

Il principio di funzionamento del pulsossimetro è quindi presto detto: sulla parte superiore che viene posizionata sul lato dell’unghia vi è una sorgente luminosa a due componenti, uno rosso visibile e uno infrarosso non visibile. Dalla porta opposta, sotto il dito vi è un fotorilevatore che capta la luce emessa dalla sorgente. In mezzo vi è il dito che funge da “resistenza”.

Conoscendo pertanto il valore di luce emessa e di luce rilevata e prendendo in considerazione solo la componente pulsatile (rappresentata dal sangue arterioso), l’apparecchiatura è in grado di calcolare il valore di saturimetria e il numero delle pulsazioni cardiache.
La quantità di luce trasmessa attraverso i tessuti è quindi convertita in un valore numerico che rappresenta la percentuale di emoglobina satura di ossigeno.

Per questo il monossido di carbonio CO (che ricordo essere gas incolore, inodore e insapore, leggermente meno denso dell’aria ma soprattutto estremamente tossico), sostituisce rapidamente l’ossigeno nel gruppo eme, formando un complesso stabile chiamato carbossiemoglobina, 300 volte più stabile di quello formato dall’ossigeno e risulta è difficile da rimuovere. Questo abuso dei gruppi eme impedisce all’ossigeno di legarsi al ferro per essere trasportato ai tessuti, e può portare alla morte per soffocamento. Il monossido di carbonio inoltre non rende scuro il sangue pertanto e, in caso di ambiente con concentrazioni di CO superiori a circa 35 ppm, il paziente potrebbe presentare valori di saturimetria corretti letti dallo strumento che viene “ingannato”.
Anche le unghie troppo lunghe sono un problema perché il polpastrello potrebbe non cade nel raggio d’azione del fascio luminoso che effettua la misura così come lo smalto o le unghie gel: gli smalti moderni non causano valori più bassi generalmente, ma è meglio toglierli mentre le unghie gel potrebbero generare falsi risultati dovuti alla formulazione del gel.
Infine, le mani fredde: il freddo ha funzione di vasocostrittore e quindi il sangue scorre molto più lentamente nei capillari vasocostretti comportando una permanenza maggiore nel vaso sanguigno dove l’ossigeno continua a essere consumato dai tessuti che lo utilizzano, senza poter essere sostituito da una adeguata quantità di nuovo sangue ossigenato che arriva. Il pulsossimetro leggerà pertanto un valore inferiore a quello che è realmente trasportato nel corpo umano.

RISOTTO AL MIRTO

Parte da oggi (e cercherò di farlo ogni sabato) la rubrica “i risotti del CVA”.
Perché al Corpo Volontari Ambulanza (ma che potrebbe anche essere interpretato come Ci Vogliamo Abbuffare visto che in associazione tutti sono delle buone forchette) non si vive di solo soccorso sanitario ma anche di momenti di condivisione e divertimento con i colleghi che ci sono in turno.
Per questa prima puntata proviamo il risotto al mirto

INGREDIENTI (6 persone)

  • 600g di riso
  • 2l di brodo vegetale
  • 1 manciata di bacche di mirto
  • 1 bicchiere di liquore mirto
  • 150g di pecorino grattugiato
  • 100g di pecorino a pezzettini
  • olio, sale q.b.

PROCEDIMENTO

  • Mettere in un pentolino le bacche di mirto e farle bollire lentamente per almeno 30 minuti
Il “brodo di mirto”
  • Preparare il brodo vegetale
  • Mettete nella pentola un filo d’olio e aggiungete il riso facendolo tostare per bene (circa 5 minuti)
  • Aggiungete il bicchiere di mirto e fate sfumare
  • Aggiungete il brodo vegetale e iniziate la cottura, alternate 1 mestolo di brodo a mezzo mestolo di “brodo di mirto”
  • A fine cottura mantecate con il pecorino grattugiato
  • Impiattare aggiungendo le bacche di mirto cotte e il pecorino spezzettato

L’equipaggio pare aver apprezzato visto che non è rimasto nulla…

Molti mi potrebbero criticare la mancanza di soffritto o latri difetti ma essendo in turno con più persone e non essendo un ristorante, cerco di evitare ogni possibile problema alimentare a chi è in sede (allergie, intolleranze,…)

NUOVI CORSI SOCCORRITORI

Lunedì 19 o Venerdì 24 settembre vi aspetto presso la sede CVA Angera – Distaccamento di Sesto Calende in via Fontana Mora 24 alle ore 20:45 per la presentazione dei nuovi corsi centralinisti e soccorritori. Le iscrizioni possono essere fatte sul sito del CVA cliccando sull’immagine sotto e scegliendo la data di partecipazione

Clicca sulla foto per andare sul sito CVA e iscriverti alla serata di presentazione!

COSA FA IL CENTRALINISTA

É il primo step associativo dove si impara a rispondere al telefono e a raccogliere i dati per servizi non urgenti oltre che usare gli apparati radio per comunicare con i mezzi associativi in movimento sul territorio. Il corso dura 4 ore e può essere svolto sia durante il corso addetto trasporto sanitario oppure, se non si partecipa al corso, anche in altri momenti concordando con i responsabili centralinisti.

COSA FA L’ADDETTO AL TRASPORTO SANITARIO

L’addetto al trasporto sanitario (TS) segue un corso di 42 ore + 4 ore per la parte guida (chiamato modulo J) dove vengono insegnate tutte le basi del soccorso non urgente per poter svolgere in autonomia dimissioni, trasferimenti, ricoveri programmati, assistenza a manifestazioni a basso rischio. A fine corso vi è un esame teorico pratico per l’ottenimento della qualifica.

COSA FA IL SOCCORRITORE ESECUTORE AREU

Dopo aver obbligatoriamente frequentato e superato l’esame TS, si prosegue con un corso di 78 ore dove vengono approfonditi argomenti quali trauma, emergenza medica, emergenze ostetrico ginecologiche e pediatriche per affrontare gli interventi di urgenza emergenza. Non manca una parte dedicata alle maxiemergenze. Alla fine di questo percorso, viene effettuato un ulteriore esame teorico pratico per ottenere la certificazione regionale di soccorritore esecutore.

CHI TERRÀ IL CORSO

In questo percorso a tenervi compagnia, oltre al sottoscritto (istruttore AREU e ANPAS) ci saranno i miei colleghi istruttori che mi aiuteranno a farvi provare le varie manovre di soccorso mentre medici specialisti vi illustreranno con la massima chiarezza e semplicità la parte teorica.

Tutto il materiale didattico lo gestirò su piattaforma e-learning dove troverete slide, scenari di soccorso, skill di addestramento e soprattutto quiz di addestramento per aiutarvi nella preparazione.

QUANTO COSTA?

Nulla, il corso di formazione è gratuito. Ma il corso è destinato a formare nuovi volontari del soccorso quindi il CVA chiede poi di fare turni di servizio.

L’impegno, corso a parte, è di 160 ore/anno che, se ci si organizza e lo si fa con lo spirito giusto, non è affatto pesante e impegnativo. Viene richiesta anche una quota associativa di 1,00€ (si, un solo euro). Il CVA vi fornirà la divisa necessaria per effettuare il servizio.

Personalmente ho iniziato a fare il volontario del soccorso nel secolo scorso (precisamente nel 1998) e tutt’ora sono attivo. Normalmente copro il turno del venerdì sera/notte nella sede di Angera o in alternativa una domenica al mese nella sede di Sesto Calende. Faccio qualche servizio secondario durante l’anno e seguo il gruppo istruzione. In media sono circa 500 ore/anno che dedico all’associazione ma il tutto è “pagato” dai risultati raggiunti nella formazione o dal sorriso che regale la persona che trasporti e che ringrazierà per quanto stiamo facendo per lei (e questo ha un valore inestimabile!)

Inoltre, all’interno del CVA conoscerete nuove persone e magari, scoprendo di avere interessi comuni, si creerà un gruppo di amici (come è successo a me con la passione della moto) perché al CVA non si vive di sole ambulanze e soccorso!

“Non rimandate a domani il bene che potete fare oggi perché forse domani non avrete più il tempo” (San Giovanni Bosco)

COME FUNZIONA UNA MISSIONE DI SOCCORSO

Questo post lo avevo scritto durante la pandemia sul sito www.cva-angera.it ma voglio riproporlo anche sulla mia pagina come informazione per tutti

In questo periodo in cui spesso leggiamo sui social attacchi verso medici, infermieri e operatori sanitari (tra cui anche noi) ci sembra doveroso spiegare come funziona realmente il sistema di emergenza “lato ambulanza” da quando prendiamo in carico la chiamata a quando rientriamo in sede.

La richiesta di soccorso viene inoltrata dalla SOREU dei Laghi (Sala Operativa Regionale Emergenza Urgenza dei Laghi che gestisce il soccorso sanitario delle provincie di Varese, Como e Lecco) tramite un sistema computerizzato chiamato EmmaWeb (acronimo di Emergency Management Web).

Da quando il PC inizia a suonare l’equipaggio ha 30 secondi per accettare la missione (in caso contrario scatta un allarme in SOREU per le opportune verifiche del perché non si è risposto alla chiamata) e nei successivi 2 minuti l’ambulanza deve partire dando l’apposito cambio di stato attraverso un tablet/radio posizionato a bordo del veicolo.

Se sullo schermo del PC è comparsa un’icona particolare (e in questo periodo accade molto spesso per non dire sempre) occorre procedere alla vestizione completa.

La procedura di vestizione consiste nel sanificare le mani, indossare la tuta, indossare più strati di guanti , i calzari, chiudere la tuta con nastro adesivo, indossare la mascherina FFP2 e gli occhiali o la visiera protettiva. Il tutto mentre il veicolo è in movimento verso la destinazione. Il tutto sempre secondo procedure scritte da AREU.

L’utilizzo di lampeggianti e sirene è regolamentato dall’articolo 177 del codice della strada e dal codice di invio della SOREU (solo codice giallo o codice rosso). La sirena bitonale inoltre emette un suono con precise caratteristiche e con una precisa pressione acustica regolamentate dal Decreto Ministeriale 17 ottobre 1980.

Arrivati sul luogo dell’evento viene comunicato lo stato “sul posto” tramite la radio/tablet, l’equipaggio (che nel frattempo ha concluso la procedura di vestizione) raggiunge il paziente e tramite una apposita applicazione presente nel cellulare di servizio chiamata INPRIMIS si indica alla centrale che il paziente è preso in carico dai soccorritori.

Effettua una valutazione del paziente secondo lo schema ABCDE (Airways, Breathing, Circulation, Disability, Exposure) i dati rilevati vengono scritti sempre nell’app per inviarli alla SOREU. Finita la valutazione si contattata la centrale per aggiungere ulteriori particolari rilevanti dell’evento e ricevere istruzioni.

Ora è possibile procedere allo spostamento del paziente verso l’ambulanza per raggiungere l’ospedale assegnato dalla centrale.

Caricato il paziente, tramite la radio/tablet viene dato lo stato “diretto in ospedale”. Anche in questo caso l’uso della sirena è dettato dal codice di gravità deciso esclusivamente dalla centrale operativa.

Arrivati in ospedale (stato “in ospedale” sulla radio/tablet) il paziente viene affidato al personale medico di PS. A questo punto partono due ulteriori procedure: quella di svestizione dell’equipaggio dai presidi di protezione contaminati (dove bisogna prestare la massima attenzione per non contaminarsi nel rimuovere quanto si indossa) e la procedura di pulizia e sanificazione dell’ambulanza. Quest’ultima operazione viene eseguita dall’equipaggio dell’ambulanza utilizzando soluzione alcoolica almeno al 75% o in alternativa con cloro al 3% su tutte le superfici del mezzo e su tutti i presidi utilizzati. Lo stato radio/tablet diventa “liberi in ospedale”

Finita la sanificazione del vano sanitario sul tablet viene dato lo stato di “rientro in sede” e l’ambulanza può così partire per ritornare in sede (senza lampeggianti e sirene accese) già operativa per un nuovo intervento.

Arrivati in sede (stato libero in sede) l’equipaggio conclude la missione ripristinando il materiale utilizzato durante la missione e compilando tutta la modulistica cartacea o elettronica richiesta dalle procedure AREU. Durante tutta la missione, ogni stato del veicolo è stato registrato dalla SOREU con l’orario per permettere il completo tracciamento della missione.

Non esistono quindi sirene con volume regolabile, ambulanze che vagano vuote con lampeggianti e sirena per creare panico, ambulanze vuote in fila al pronto soccorso in attesa di sanificazione, centri di sanificazione o altro. Esistono solo persone che stanno combattendo assieme a tutto il personale sanitario una battaglia contro un virus che è reale e che ci porta a vedere e toccare con mano tutti i giorni questa triste realtà che spesso si fatica a voler accettare.