BIELLE SOTTO LE STELLE 2024

E anche quest’anno ci si ripresenta al “Bielle sotto le Stelle”, il motogiro in notturna che, a mio modesto parere, è l’evento più figo dell’anno.

Ma che cos’è Il “Bielle sotto le stelle”? Organizzato dal motoclub 100HP e patrocinato dal comune di Cassano Magnago, è il motogiro in notturna tra i laghi e in vetta al Mottarone che, a un costo di iscrizione di 20€, permette di aiutare l’associazione “più di 21“.

Dopo la disastrosa edizione del 2023 dove il meteo era proibitivo (dopo la prima tappa ho abbandonato da quanto ero zuppo!) per il 2024 siamo pochi ma buoni:

  • Io e la mia fedele Ducati 848
  • Kamal con la sua fida Ducati Multistrada 1° serie
  • Sasà alla sua “prima” notturna con la sua Harley-Davidson
  • Filippo con il Yamaha TDM

Claudio (+forse figlio motorizzato + forse amico motorizzato) ci attende/attendono alla seconda tappa perchè deve fare da taxista al figlio che rientra dalle vacanze…sempre se il volo non ritarda!

Vale la solita regola prima della partenza, presentarsi al via benzinati (non fatti di chissà cosa ma semplicemente con il pieno di benzina…) e pisciati. Sarà un motogiro da fare in tranquillità come ben scritto su facebook nella pagina ufficiale e come ribadito prima del via.

All’arrivo a Cassano Magnago in piazza Mercato troviamo già un bel numero di moto schierate. Procediamo con l’iscrizione dove riceviamo il braccialetto che darà diritto al ristoro in vetta al Mottarone e la colazione e la starlight da mettere sulla moto per identificarci. Mentre aspettiamo le 22:30 per la partenza iniziamo a bere un caffè al vicino bar.

PRIMA TAPPA

Iniziamo a vestirci e accendiamo i motori. Alle 22:30 spaccate si parte! Qualcuno ha già fatto fuori mezzo serbatoio solo sgasando da fermo prima di partire. Il gruppo è bello numeroso e sono curioso di sapere quanti saremo, lo scopriremo tra qualche giorno quando arriveranno i numeri ufficiali ma a naso saremo circa 300 moto.
EDIT: 301 partecipanti iscritti dalla pagina ufficiale

Si parte in direzione Tradate, a seguire poi sulla SP233 fino al ponte di Vedano, e si prosegue fino a Capolago. Si costeggia il lago di Varese dal lato Schiranna/Calcinate/Gavirate seguendo la SP1. Si prosegue poi per Bardello (con la solita signora anziana dal balcone che ci aspetta come nelle edizioni precedenti, applaude e saluta), Biandronno, Ternate costeggiando quindi il lago di Comabbio. Passiamo infine per Varano Borghi, Corgeno, Vergiate e arriviamo infine sulla SS33 del Sempione dove tra Vergiate e Somma Lombardo facciamo una prima tappa di ricompattamento alla stazione di servizio lungo la strada che, disponendo di un’ampia area, riesce ad accoglierci tutti (soprattutto per la felicità del camionista che sta dormendo in cabina). Durante tutto il tragitto le staffette fermano il traffico e agevolano il passaggio anche perchè in movimento siamo un serpentone lungo qualche chilometro e erchiamo di restare sempre in gruppo (è doveroso dire che, se non si deve procedere dritti, le staffette sono sempre agli incroci/rotonde a segnalare la strada da imboccare)
Sono le 00:18 e siamo al primo pit-stop dopo aver percorso 55km in totale tranquillità.

SECONDA TAPPA

Ripartiamo per la seconda tappa. Le staffette fermano il traffico per permetterci di rientrare in gruppo sul Sempione verso Somma Lombardo e sempre velocemente si alternano a tutti gli incroci per segnalare la strada e fermare il traffico. Arrivati a Somma imbocchiamo la SS336 in direzione della diga del Panperduto, attraversiamo il ponte sul Ticino (mentre ci si avvicina al ponte è molto suggestivo vedere il serpentone davanti a noi che illumina la notte così come dal ponte vedere quello che ci segue). Si risale sulla SS32 verso Varallo Pombia, Borgo Ticino, Gattico dove facciamo tappa al distributore Vega di Paruzzaro per la prima sosta carburante ufficiale e fare un attimo di pausa. I chilometri percorsi sono 89 in totale (32km dalla tappa precedente) e siamo alla 1:10. La prossima sosta ufficiale sarà direttamente in vetta al Mottarone e sicuramente la temperatura scenderà…

TERZA TAPPA

Nuovamente in marcia, stavolta si va in direzione Arona per poi tagliare e fare l’Alto Vergante, passando per Massino Visconti e scendere sul lago Maggiore dove il paesaggio notturno è stupendo. La temperatura resta su un gradevole 23 gradi e sulla strada passiamo Lesa, Stresa (dove si possono ammirare le isole Borromee illuminate), si prosegue sempre sulla strada del lago verso Feriolo, Fondotoce e svoltiamo super imboccare la strada per Mergozzo dove costeggiamo l’omonimo lago. Qui facciamo un ricompattamento e ne approfittiamo per vestirci prima di salire al Mottarone. Mergozzo è una ridente località sull’omonimo lago ma è molto piccola, noi siamo in tanti e in men che non si dica blocchiamo tutto! Abbiamo tirato le 2:50 e siamo a 128km totali (39 km di “semitappa”)

Ripartiamo e appena fuori dal centro abitato si punta verso Omegna, si percorre quindi la SP229 costeggiando il lago d’Orta fino a Orta San Giulio dove iniziamo la salita in vetta. Man mano che saliamo la temperatura cala leggermente mentre sulla strada, specialmente nell’ultimo tratto si vede il suggestivo serpentone di moto che procede e illumina la notte. Scendiamo dalla moto alle 3:50 e siamo a 165km percorsi (37km di “semitappa”).

Ammetto che mi aspettavo una temperatura più fredda (i siti meteo indicavano 11 gradi in vetta), in compenso c’è una forte umidità.
Il Bar Alp, a cui dovremmo fare un monumento, ci attende per il ristoro: a scelta penne al pomodoro o penne aglio olio e peperoncino (opto per queste) con una coca cola.


Dopo aver mangiato, un buon caffè e 4 chiacchiere all’aperto sotto il cielo stellato in attesa della ripartenza…

QUARTA TAPPA

Ci rimettiamo in sella pronti per la discesa, sono le 5:10 e si riparte per iniziare il rientro.

Stavolta passiamo dal versante opposto del Mottarone percorrendo la strada privata “Borromea” che è a pedaggio. Mentre scendiamo inizia ad albeggiare, il cielo perà non promette nulla di buono per adesso e quest’annno niente foto dell’alba (se volete vederla cercate nel posto del 2022)

A fine discesa arriviamo nuovamente a Stresa e ci fermiamo per ricompattarci. Ammetto che inizio ad avere sonno, complice la notte precedente in turno in ambulanza di emergenza dove abbiamo lavorato e non ho dormito molto…

Un filo di “me cala la palpebra” sia a me che a Sasà…

Percorriamo la lacuale in direzione inversa fino ad Arona (con attenzione al maledetto autovelox che ha già castigato molti di noi indipendentemente dal mezzo di trasporto), poi sulla SS33 del Sempione ci fermiamo al distributore IP di Castelletto Ticino per la tappa rifornimento rifornimento non ufficiale. Abbiamo intanto fatto le 6:30 e per 203km totali (vale a dire 38km di tappa).

QUINTA TAPPA

Si riparte e stavolta la destinazione è Cassano Magnago al Muppet Bar per chiudere il giro. Riprendiamo il Sempione passando sul ponte di ferro che collega Castelletto Ticino a Sesto Calende quindi ripassiaamo nuovamente da Vergiate, Somma Lombardo, Gallarate e alle 7:26 concludiamo il giro con 231km percorsi e possiamo fare colazione.

EDIT: da fonte ufficiale 242 hanno completato il giro

Prima di partire è doveroso salutare e ringraziare lo staff del 100HP pechè non solo organizza un evento come questo ma permette a tutti noi partecipanti di farlo in sicurezza grazie alle loro infaticabili staffette che per tutta la notte ci hanno accompagnato in questa avventura.
See you next year!

EDIT: 2130€ raccolti a favore dell’associazione “Più di 21”!

CASTELLAZZO BORMIDA 2023

La seconda domenica di luglio è un appuntamento (quasi) fisso per i motociclisti del CVA. L’anno scorso ho saltato l’evento perchè ero impegnato nell’assistenza alla manifestazione “Arona Air Show” con le Frecce Tricolore (qui il resoconto dell’evento) ma quest’anno si torna alle origini!

Premessa 1: i video non sono il mio forte e questa è la prima volta che gioco con i montaggi quindi siate magnanimi in eventuali commenti… faccio l’ingegnere, non il regista e soprattutto non ambisco all’Oscar!

Premessa 2: ricordati che sei sul server di casa mia e sono collegato a internet con una linea “home” pertanto il caricamento dei video potrebbe non essere veloce…

PARTENZA!

Per questa edizione ai blocchi di partenza

  • capopattuglia Silvano con la moglie Alessandra e la loro Harley Davidson
  • Tiziana e Mauro con la loro fedele Guzzi
  • Umberto su BMW
  • Filippo e la sua TDM,
  • Paola con la Harley 883 a carburatori
  • Vincenzo e la R6
  • e ovviamente il sottoscritto con il Pompone
L’arrivo di capopattuglia Silvano!

Partenza fissata per le ore 8:30 presso la “Botega del caffè” di Sesto Calende pisciati e benzinati. Ma come è giusto che sia, ci si ritrova prima per fare colazione…

Le previsioni meteo danno bel tempo tutto il giorno e infatti non si vede nemmeno una nuvola ma danno un clima torrido durante tutta la giornata

Pronti per la partenza

Il percorso di andata prevede solo statali. Partiamo da Sesto e, passato il ponte di ferro, procediamo verso Novara, poi Vercelli (dove si aggiunge la sorella di Alessandra con il marito su Honda Godwing). La strada scorre tranquilla e il paesaggio, tra risaie e campi di grano intervallato da piccoli paesini retrò, ci porta fino a Castellazzo Bormida. Ovviamente a Casale Monferrato però facciamo una breve tappa caffè…

IL RADUNO

Ci si accorge che non è il solito motoraduno. Non solo per la quantità di moto presenti ma anche per i vari tipi di mezzi meccanici che circolano… e per le persone fuori dalle loro case e lungo la strada “appostate” per vedere la sfilata. Si respira aria di festa.

Ma dove nasce tutto questo? Siamo nell’inverno del 1933: il farmacista di Castellazzo, Dr. Marco Re, e un fabbricante di ghiaccio, Giovanni Moccagatta, amici con la comune passione per le due ruote, decisero di partecipare al “Raduno dei Centauri” di Roma del 24 maggio dello stesso anno e insieme a altri 7 motociclisti castellazzesi sfilarono per via dei Fori Imperiali alla tassativa velocità di 80 km/h, assieme agli altri 10.000 partecipanti al “Raduno dei Centauri”. Il 2 marzo del 1934 l’allora Presidente Marco Re proclamò la Beata Vergine della Creta Patrona del Moto club. Negli anni successivi il moto club vide crescere il numero dei suoi iscritti e la sua vita sociale fu sempre molto attiva. I soci parteciparono a molti motoraduni finchè l’8 settembre 1946, a Castellazzo Bormida, si tenne il primo “Convegno motociclistico internazionale della Madonnina dei Centauri”, che vide la partecipazione di molti nomi importanti del motociclismo italiano e straniero. Dall’anno successivo il motoraduno fu ufficialmente iscritto nel calendario internazionale. Il 6 marzo del 1947 giunse da Roma la tanto attesa notizia: con il Breve Apostolico 17/47 dell’11 febbraio 1947 il pontefice Pio XII proclamava la Beata Vergine della Creta che si venera nel santuario di Castellazzo Bormida PATRONA DEI MOTOCICLISTI.

Piccola curiosità: 2023 coincide inoltre con il 90° anniversario del Moto Club Castellazzo. Si era deciso di rievocare il viaggio del 1949, quando 13 motociclisti Guzzi portarono la lampada votiva, forgiata e dedicata quell’anno alla patrona, per farla accendere da Pio XII. La delegazione ha rinunciato però per via dei problemi di salute di papa Francesco.

La chiesa di Castellazzo Bormida

LA SFILATA

Ma torniamo a oggi: Finita la messa e data la benedizione ai centauri parte il corteo verso Alessandria: un serpentone di quasi 8000 (si, ottomila!) moto sfilano verso Alessandria.

Lungo il percorso gli abitanti ci aspettano sulla strada per salutarci e applaudire la sfilata. Che dire, uno spettacolo vedere tutte queste moto in sfilata!

La partenza del corteo
Lungo il percorso del corteo
…e comunque la mia 848 ha sempre il suo fascino agli occhi degli altri!

Arrivati a Alessandria però noi cambiamo percorso: questa volta tradiamo il nostro solito ristorante “Roma” di Grana e andiamo a provare la trattoria “da Geppe”.

A PRANZO NEL MONFERRATO

Dopo esserci ripresi un momento dal caldo (“ti sei portato la sauna personale?” disse Silvano stamane e, lo ammetto, la tuta in pelle in questo momento è una tortura, ma preferisco in caso di caduta che sia lei a grattarsi e non la mia pelle…) ripartiamo in direzione Montemagno, situato nel Monferrato sulle colline a nord di Asti. Prima però tappa rifornimento dove Umberto ci saluta e rientra in solitaria per impegni presi in precedenza.

Fondato intorno all’anno 1000, Montemagno possiede un nucleo antico costituito da un borgo di forma triangolare attraversato da dodici vicoli contrassegnati da numeri romani che ne connotano l’identità. Un borgo di 1000 abitanti dominato dal castello medievale sorto attorno all’anno 1000, danneggiato pesantemente nel 1269 e nel 1290 letteralmente raso al suolo durante le guerre tra il Marchese del Monferrato e Asti. Il castello venne ricostruito nel ‘300 ma ben presto fu coinvolto nel conflitto tra Guelfi e Ghibellini in Asti. Altro punto di interesse è piazza San Martino, dominata da una scenografica scala barocca in pietra di Cumiana, con 48 gradini intervallati da tre ripiani e ispirata nel disegno alla celebre scalinata di piazza di Spagna a Roma, realizzata per dare l’accesso alla chiesa parrocchiale dell’Assunta, in precedenza cappella gentilizia della famiglia Montalero.

Un po’ di Monferrato
La chiesa dell’Assunta

Il ristorante ci accoglie e la prima cosa che chiediamo è da bere perchè siamo disidratati… il termometro della moto segna 35, non c’è un filo d’aria e nella tuta sicuramente non circola molta aria.

In compenso a pranzo ci rifacciamo con degli ottimi piatti e al momento di pagare il conto possiamo dire di aver pagato il giusto per quanto consumato. Sicuramente un posta da tenere in considerazione per quando tornremo nell’astigiano…

IL RIENTRO

Ripartiamo da Montemagno direzione casa. La strada è più o meno simile a quella dell’andata e lasciamo l’astigiano con i suoi campi alternati dal giallo tenue del grano al verde/giallo dei girasoli per tornare verso il piemonte dove si passa al mais e alle risaie. Sotto il casco si sentono tutti i vari profumi sia dei fiori che dei campi. Arrivati a Borgo Vercelli facciamo una pausa birretta perchè il caldo è asfissiante prima di rimetterci in marcia per tornare a casa (la moto segna ancora 36°C). Tappa intermedia per salutare Filippo che fa una deviazione e tappa finale a Castelletto Ticino per i saluti finali.

Totale 305km percorsi in ottima compagnia e soprattutto divertendosi! Grazie a tutti e.. see you later!

EDIT: per la cronaca l’edizione 2023 ha visto iscritti ufficialmente 1450 motociclisti di cui 300 provenienti dall’estero (il più “remoto” è stato un norvegese, Enger Terje di Lana, che ha percorso ben 2574km per raggiungerci!)

DORNA, INIZIAMO MALE…

Dopo la pausa invernale ieri è iniziata la MotoGP. Se da una parte la gara o meglio, le gare visto che è stata istituita la sprint race del sabato, hanno dimostrato le qualità di Pecco Bagnaia che porta a casa 2 vittorie e punteggio pieno (12 punti il sabato e 25 la domenica) dall’altra si è vista un’altra volta l’incompetenza di DORNA.

Partiamo dal circuito: Portimao è senz’altro spettacolare ma non è sicura. Chiedere a Pol Espargarò che dopo essere rovinosamente caduto con la sua Aprilia è finito contro le protezioni ha riportato gravi traumi. Il problema è che mancavano gli air fence che sicuramente avrebbero attutito l’impatto. Mi pare che l’anno scorso ci fossero già state gravi falle nella sicurezza dei piloti e non solo (vedi questo mio articolo) ma con il nuovo anno non mi pare che la situazione sia cambiata… Anzi, il near miss (mica tanto near…) c’era già stato nei test precampionato quando Fabio Di Giannantonio finito in ospedale con una commozione cerebrale. Soluzioni al problema: nulla! Vediamo se nel 2024 Portimao avrà delle news in termini di sicurezza oppure dobbiamo aspettare altri infortuni.

Sulla gara invece facciamo un po’ di chiarezza su un tal Marc Marquez. Sulle sue capacità di pilota nulla da dire, ma il problema è sempre lo stesso: DORNA gli ha sempre permesso di fare quello che gli pare e piace. Qualche esempio?

  • Jerez 2020 quando, dopo essere caduto, ha cercato di riaccendere la moto andando contromano in solo regime di bandiere gialle.
  • Argentina 2018, quando gli si spense la moto e, al posto di andare ai box, fece un cinema sullo schieramento di partenza punito con un semplice Drive Through ai box.
  • Argentina 2018 dove i tifosi di Rossi ricorderanno la sua guida folle che fece cadere Valentino (nota: non faccio parte del popolo “giallo” di Valentino e quindi non è un commento di parte) con tanto di dichiarazione di Rossi “Marquez sta distruggendo il nostro sport. E se la Direzione Gara non trova il modo di fermarlo in qualche modo, di obbligarlo a comportarsi come gli altri, questa storia rischia di finire male
  • Silverstone 2013 quando in pieno regime di bandiere gialle ignorò tutto e tutti cadendo e rischiando di falciare gli steward presenti nella via di fuga in aiuto di un pilota caduto prima di lui.

Con l’incidente causato da lui domenica (frattura del polso lui, Martin con una forte contusione alla gamba) DORNA lo ha punito con 2 long lap penalty da scontare in Argentina

E qui l’ennesimo pasticcio DORNA: nel documento c’è scritto che dovrà scontare i 2 long lap penalty in Argentina e non nel successivo GP. Questo significa che Marquez, operato alla mano e già “unfit” in Argentina la farà franca… e siamo solo alla prima gara dell’anno… A proposito: anche Oliveira è stato già dichiarato unfit per l’Argentina


CAMPIONI DEL MONDO!!!!

Ci sono voluti 15 anni da quel 23 settembre 2007 quando sul circuito di Motegi (proprio in casa del nemico) la Ducati vinceva grazie a Casey Stoner il suo primo mondiale MotoGP. Poi sono passati tanti piloti a cercare di domare quella scorbutica moto che solo l’asso australiano sapeva domare. Il testimone è passato da Filippo Preziosi a Luigi Dall’Igna dopo una brevissima e anonima esperienza con Bernhard Gobmeier come direttore di Ducati corse. Un lungo lavoro di ricerca e sviluppo per colmare il gap ma soprattutto rendere la moto più guidabile a tutti i piloti, ha permesso la conquista degli ultimi 3 mondiali costruttori.

Oggi però segniamo la data sul calendario perché il capolavoro ingegneristico italiano ha permesso a un pilota italiano, Francesco Bagnaia, di vincere il mondiale piloti (L’ultimo binomio italiano fu Giacomo Agostini/MV Agusta nel lontano 1973 nella classe 350)

Italia sul tetto del mondo!

CHIACCHIERE DA BAR SULLA MOTOGP

Questo Weekend si è corso in Malesia, penultimo appuntamento della MotGP2022.

Già sabato avevo detto la mia sulle qualifiche (rivoglio la formula della SuperPole), ma ieri i commenti che ho letto su diversi articoli e anche quanto scritto da certi giornalisti mi lascia basito.

Partiamo dal mezzo meccanico: la Ducati. A Borgo Panigale è dal 2007 con Casey Stoner che non vincono il mondiale. Il buon Filippo Preziosi, padre della “vecchia” Desmosedici ha lasciato il comando a Gigi Dall’Igna il quale, con tanta pazienza e ingegno, ha realizzato la moto che oggi è più performante del lotto. Chiaramente, i team privati hanno solo interesse ad avere moto competitive e quindi Ducati è riuscita a piazzare in griglia di partenza ben 8 moto (team factory Lenovo, Mooney VR46 Racing team, Gresini Racing team, Prima Pramac Racing team). Quando però in passato tutti ambivano ad avere Honda, nessuno gridava al fatto che fosse quasi un monomarca nipponico con almeno 6 Honda in pista (e ricordo che nel 2011 ci furono ben 3 Honda ufficiali affidate a Dovizioso, Pedrosa e Stoner).

Passiamo ora al pilota: Francesco Bagnaia. Pecco nella prima parte della stagione non ha vissuto delle bellissime esperienze, soprattutto quando in Quatar ha ammesso che erano indietro con lo sviluppo della nuova moto. Ci si è messa di mezzo anche qualche caduta e così tutti i vari leoni da tastiera hanno iniziato ad accusarlo e a rompere le palle invocando la sostituzione del pilota. Siamo arrivati a metà campionato (GP Germania) dove il distacco avrebbe fatto pensare che anche questo mondiale era andato. Pecco si è dimostrato forte psicologicamente focalizzando la sua attenzione al risultato (e facendo il ragioniere dove serviva nonostante l’asinata di misurare l’asfalto di Aragon per non stare dietro a Quartararo) mentre Quartararo è incappato in una serie di problemi che l’hanno portato a farsi rosicchiare il malloppo. Aggiungiamo anche che Pecco ha vinto 7 gare contro le 4 di Fabio.

Il grafico del punteggio dei due piloti dopo ogni tappa

Chiudo il posto con le considerazioni sul gioco di squadra: tralasciando che in ogni sport lo si fa, in questo mondiale non mi pare che Pecco abbia avuto tutti questi aiuti di cui si parla. Dopo il “fondo” in Germania ecco cos’è successo:

  • Vince Bagnaia su Bezzecchi (+0.444); 11° Bastianini; Quartararo KO
  • Vince Bagnaia su Vinales (+0.426), Miller 3°, Bastianini 4° (+1.651)
  • Vince Bagnaia su Quartararo, seguono Miller, Bastianini, Zarco; Bastianini Out
  • Vince Bagnaia su Bastianini in volata (+0.023); Marini 4°
  • Vince Bastianini su Bagnaia in volata (+0.043); Quartararo KO
  • Vince Miller; Bagnaia KO
  • Vince Oliveira davanti a Miller (+0.730) quindi Bagnaia (+1.968)
  • Vince Rins, Bagnaia 3°; 4° Bezzecchi e Bastianini 5°; a seguire Marini, Martin e Zarco
  • Vince Bagnaia su Bastianini (+0.270)

Sul fatto che Bastianini abbia fatto gioco di squadra è smentito dai tempi stessi registrati che riporto qui (fonte: sito ufficiale motogp.com). Finchè Bastianini (numero di gara 23) era in scia di Bagnaia (63) e viaggiavano su un certo tempo. Quando le posizioni si sono invertite, Bastianini ha fatto da tappo quindi, al contrario di quanto si dica, stava quasi avvantaggiando Quartararo che recuperava terreno. Qui non è sensazione o altro, è un dato oggettivo del cronometro.
Sul cartello del team Gresini con una semplice indicazione “BAGNAIA”, credo che qualunque team factory chieda non di tirare i remi in barca ma almeno di evitare che i piloti si stendano tra loro inutilmente.

Per chi avesse la memoria corta, vi rimando in Portogallo 2006 dove il team factory Repsol Honda fece il danno: Hayden si giocava il mondiale contro Rossi e Pedrosa pensò bene di stendere il proprio compagno di scuderia rischiando di fargli perdere il mondiale. Ducati visse una tragedia in Argentina 2016 quando, con podio assicurato, Iannone per una entrata troppo decisa stese Dovizioso vanificando il lavoro del weekend…

Portogallo 2006: Pedrosa stende Hayden in lotta con valentino Rossi per il mondiale
Argentina 2016: Iannone (3°) a cannone stende un incolpevole Dovizioso (2°)

RIVOGLIO LA SUPERPOLE!!

Fino al 2008 il campionato mondiale superbike era caratterizzato dalla Superpole: dopo le prove ufficiali in cui si decretava la classifica dei tempi sul giro in cui tutti i piloti potevano girare in pista, si iniziava con lo show della Superpole. Ogni pilota aveva a disposizione un giro secco per fare il miglior tempo e partire dalla casella più avanzata della griglia di partenza.

In termini di spettacolo, era possibile vedere ogni pilota avere la pista libera per poter fare quanto di meglio la moto gli permetteva.

Basta vedere quanto sta succedendo a Sepang: Morbidelli si è preso ben 2 long lap penalty per aver ostacolato sia Bagnaia che Marquez durante il loro giro lanciato costringendoli a chiudere il gas e perdere l’opportunità del giro buono. In più, nella MotoGP di oggi (ma anche degli ultimi anni…), non c’è sessione di prove dove qualcuno aspetta qualcun altro perché possa fargli da traino. Stessa cosa avviene in Moto3, dove ad Aragon Adrián Fernández è stato bloccato da due meccanici dello Sterilgarda Max Racing mentre usciva dal box per sfruttare il gancio buono per il gioco delle scie. Ovviamente il gesto dei 2 meccanici è stato condannato da più parti e si è giunti al licenziamento da parte dello steso Max Biaggi, proprietario del team.

Per questo servirebbe la cara, vecchia superpole dove si vedrebbe veramente il pilota quanto sa fare la differenza rispetto ai suoi avversari.

Lascio qui sotto un breve clip storico della SuperPole di Troy Bayliss ad Hockenheim nel 2000 commentato dal compianto Giovanni Di Pillo

CARA DORNA, SAFETY FIRST!

Motomondiale 2022, circuito di Phillip Island. Uno dei circuiti più spettacolari per via del paesaggio mozzafiato che si vede in alcuni punti del circuito, sia per le caratteristiche del tracciato. Danilo Petrucci, proprio qualche giorno fa ha twittato “Le fasi della vita dovrebbero essere: nasci, cresci, vedi un giro di Stoner a Phillip Island, ti riproduci e poi muori.”

Come ben sapete, girare in pista a questi livelli comporta dei rischi. Già in passato Iannone ha prima centrato in gara un gabbiano (2014) mentre l’anno successivo a fine prove ha incrociato un canguro (2015). Quest’anno dei rischi ne sa qualcosa Navarro non per opera di un animale. Durante la gara, molto probabilmente per aver aperto troppo presto il gas e con l’elettronica che non ha fatto al 100% il suo lavoro, è caduto e il povero Simone Corsi che lo seguiva non ha potuto evitare l’impatto (cliccando sulla foto qui sotto vi rimando al video su YouTube)

Fin qui nulla di nuovo, nel mondo delle corse le cadute ci sono sempre state, alcune senza esiti negativi, altre con risultati infausti. Quello che però fatico a comprendere è come la Direzione Gara non abbia esposto subito la bandiera rossa per fermare la gara: Navarro infatti non si è rialzato ed è dovuto intervenire il personale medico. Non si può certo dire che non fossero in una posizione pericolosa perché, come potete vedere dall’immagine qui sotto, pilota e personale medico erano a bordo pista con le moto che sfrecciavano in solo regime di bandiera gialla!

E si che DORNA ha già avuto un precedente (o se vogliamo usare un termine più da sicurezza sul lavoro, un near miss) molto importante: durante le prove del GP di Inghilterra a Silverstone, Marquez in regime di bandiera gialla è caduto per poco non falciava pilota e personale che erano nella via di fuga per soccorrere un precedente incidente (Marquez verrà poi sanzionato di 2 punti sulla licenza).

Dov’è la sicurezza per il pilota e per chi era li a soccorrere? Dobbiamo aspettare una tragedia? Il GP di Formula 1 di settimana scorsa non ha insegnato ancora nulla?

DUCATI RIDING EXPERIENCE

Anche se sono passati diversi anni dalla mia ultima volta in pista, vedere la gara MotoGP sul circuito di Misano mi ha riportato alla memoria di quanto sia bella quella pista.

L’occasione per girare al Misano World Circuit (ex Santamonica) di Misano fu il mio ultimo DRE (acronimo di Ducati Riding Experience), il corso ufficiale Ducati che permette di girare in pista con un istruttore di alto livello sulle celebri piste e con la moto di Borgo Panigale.

La prima esperienza fu ad Adria con una 848evo. Il battesimo della pista.

Ricordo il dramma alla mattina quando uscito di casa diluviava: come sarà il meteo ad Adria? Annulleranno tutto? Man mano che percorrevo l’autostrada il cielo si rasserenava e alla fine trovai bel tempo.

Ma torniamo a spiegare il DRE. Il corso prevede di poter girare per 5 turni per un totale di circa 2 ore e mezza di pista con un gruppo di 5 persone più l’istruttore (identificati da una fascia colorata ben visibile sul braccio), formula ideale per apprendere i segreti della guida in pista in tutta sicurezza. Il corso infatti, prevede delle rigide regole da rispettare e che l’istruttore impone: sono vietati sorpassi o bagarre tra aspiranti piloti o comportamenti indisciplinati che possono mettere a rischio l’incolumità propria o di altri partecipanti.

I primi 2 turni vengono fatti con l’istruttore alla guida del gruppo in modo da imparare al meglio il tracciato, le traiettorie, prendere le misure per le staccate (le definiamo così perché è il termine tecnico, anche se dal mio livello a quello che si vede in tv ne passa di acqua sotto i ponti…). Ad ogni giro, in un punto prefissato il primo componente del gruppo alza il braccio sinistro e si fa sfilare dagli altri fino ad arrivare all’ultima posizione permettendo così ad ogni partecipante di essere a contatto con il proprio istruttore e di vedere da vicino quanto indica. Dal terzo turno in poi invece una persona guida il gruppo con dietro l’istruttore e a seguire gli altri 4 componenti. Il tutto ripreso dalla videocamera così che, alla fine del turno, ai box sia possibile vedere l’on board dalla moto dell’istruttore che, con il giusto spirito critico, fa vedere gli errori che commettiamo (anticipi troppo la frenata, qui sei largo di traiettoria, qui non butti fuori il culo dalla moto,…). Al turno successivo, forti della sua spiegazione e, allo stesso tempo con una conoscenza sempre maggiore della moto e del circuito, si riesce a spingere più forte.

L’ultimo turno è quello della verità: anche se la stanchezza si fa sentire (chi ha detto che andare in moto non è faticoso?!?), è il momento di provare a spingere al massimo e vedere quanto si è appreso durante la giornata. Non ci sono cronometristi ufficiali sul circuito, ma smanettando (illegalmente) con il display della moto è possibile autocronometrarsi e vedere di quanto si è migliorati dal primo turno fatto al mattino.

La prima esperienza di Adria all’inizio su “catastrofica”: i miei compagni di corso erano tutti pistaioli mentre io non ero mai entrato in pista. Il risultato fu un primo turno da “scampagnata” in cui non riuscivo a stargli dietro (complice anche il timore della pista umida).

Ma dal secondo turno iniziò ad andare meglio: ricordavo la sequenza delle curve e i punti di frenata. Alla fine della mattinata più o meno stavo dietro a tutti. Andai in pausa pranzo discretamente soddisfatto. Alla ripresa l’istruttore ci mostrò come affrontare la curva da piloti veri e non da bar.

Risultato: la moto cambia completamente la sua dinamica così come i riferimenti della pista!
Infatti le curve le anticipavo troppo e perdevo tempo, ma… per la prima volta ho toccato la saponetta sull’asfalto!!! Ai box il video mostrava impietosamente il disastro della guida, ma allo stesso tempo aiutava a capire come migliorarsi. Ultimo turno: mettiamo a fuoco quanto detto dall’istruttore e proviamo a dare gas.
Risultato: sono stato il più veloce del mio gruppo (non della pista, SOLO del mio gruppo). Questo perché, partendo da zero, ho seguito quanto spiegato dall’istruttore mentre gli altri tendevano a portarsi dietro le vecchie abitudini.

Ultima indicazione dell’istruttore: “impara a buttare bene il culo fuori dalla sella”.

Esperienza molto positiva, ripetuta l’anno successivo al Mugello.
Qui però la moto è una Panigale 1199 e il circuito si fa molto più serio e veloce.

L’istruttore stavolta è un toscano puro che è anche un veterano del circuito. Partendo dalla base dell’anno prima cerco di stare nel gruppo, ma questi vanno forte! Della pista posso solo dire che è spettacolare, il rettilineo dei box, che è lungo più di 1 km, permette di sfiorare i 300km/h con una moto di serie prima di staccare alla prima curva, la San Donato (e si sente l’aria spingere quando si mette la testa fuori dal cupolino). Altro punto veramente particolare è la curva arrabbiata 2 (la fai a memoria perché l’uscita è cieca) e soprattutto la Bucine (l’ultima curva prima del rettilineo box).

Le indicazioni dell’istruttore sono state (da leggere in toscano) “uscite bene dal Correntaio perché alle Biondetti si fa il tempo” e “non date la scia dopo la Bucine perché il traguardo è lontano e con la scia quello dietro vi frega”. Bene, teniamo presente tutto ciò e andiamo… il consiglio migliore fu, non avendo ben chiaro come affrontare l’Arrabbiata 1 e 2 (sempre da leggere in toscano) “…e tu dacci gas, non aver paura, dacci gas! fai così…” (mimando con il polso il gas completamente aperto)

Terzo DRE fu a Imola al Santerno (o Autodromo Enzo e Dino Ferrari) questa volta con la più piccola Panigale 899 (le 1199 erano dedicate ai corsi più avanzati), circuito a mio parere molto tecnico dove il punto più divertente è la curva della Tosa e la zona delle acque minerali – da raccordare alla perfezione!

Qui l’istruttore ha insegnato bene cosa vuol dire raccordare le curve (si sacrifica la prima per fare alla perfezione la seconda), ma soprattutto cosa vuol dire resistere a una staccata e finire fuori traiettoria perdendo tempo prezioso.

A Imola mi sono reso conto anche di quanto sia importante essere veloci nei cambi direzione per non perdere tempo sul giro.
Ultima indicazione dell’istruttore: “freni forte, dai gas forte, ma devi imparare a buttare fuori per bene il culo dalla sella!”. Vero, il problema è che per qualche misterioso motivo non ero in perfetta forma e le anche erano doloranti non permettendomi di essere a mio agio in sella muovendomi come mi sarebbe piaciuto (e soprattutto come avrei dovuto).

Ultimo DRE a Misano dove mi sono concentrato a massimizzare quanto imparato nelle puntate precedenti. Questa volta fisicamente in forma, guidare è stato molto più piacevole ed efficace!

Le curve 4-5, la Quercia, il Carro con la successiva curva 15 e la Misano sono i tratti che più mi sono piaciuti (ok, lo ammetto… Anche fare il Curvone a gas spalancato è stato divertente!)


L’istruttore con i suoi consigli ha permesso di spingere sempre più forte sin dal secondo turno. Il problema è stato al quarto turno perché, per una congiunzione astrale, i vari gruppi si sono trovati quasi in contemporanea sul rettilineo box.

Ogni gruppo ha un suo livello e una sua velocità qui di trovarsi 30 moto assieme nello spazio di un rettilineo non è stato facile: io ancora a pieno gas (il mio riferimento di staccata era dopo il muretto box) mentre quello davanti a me di un gruppo diverso, inizia a frenare prima della fine del muretto box… la prima curva è a destra… Attimo di panico: a destra ho una moto e non posso spostarmi, quello davanti si avvicina… mollo i freni, mi butto a sinistra, mi riattacco ai freni e butto la moto in curva… ok, non ho sentito il botto, non siamo caduti, la dea bendata assieme a San Brembo hanno fatto la loro parte, riprendiamo il grupp… quale gruppo? Ci siamo trovati tutti mischiati quindi… finiamo il turno da soli come se fosse una gara 😂😂😂.

A fine turno, ai box anche gli istruttori non ci capivano più niente, ma alla fine ci siamo divertiti tutti, non ci siamo ammazzati (questa è stata la cosa più importante) e ho verificato che senza un guida davanti me la sono cavata egregiamente.

In conclusione, per quanto io sia un motociclista da strada, il DRE mi ha permesso di divertirmi in assoluta sicurezza, di guidare in maggior scioltezza la moto, di avere maggiore consapevolezza dei limiti e delle capacità della moto. Un grazie quindi ai vari istruttori che ho incontrato nel corso dei vari DRE, da Roberto Rozza (Adria) passando per Vinicio Bogani (Mugello), Livio Bellone (Imola) fino a Fabio Massei (Misano) per avermi insegnato le basi della pista e per avermi permesso di migliorarmi ad ogni appuntamento.

NOTA: per motociclista da strada intendo che giro per strada, ma non significa che corro per strada: la strada è un luogo aperto al traffico con infiniti pericolo in più rispetto alla pista e senza vie di fuga quindi quando viaggio cerco di essere quanto più ligio possibile al codice della strada (e gli interventi fatti nel corso degli anni in ambulanza 118 me lo ricordano qualora mi dimenticassi di essere per strada…)