Hai tra i 18 e i 60 anni? Sei in buono stato di salute? Pesi almeno 50kg? Allora perché non pensi di donare il sangue?
Perché non provi a recarti nella sede più vicina e provi a chiedere informazioni? Scoprirai che fare del volontariato non è mai stato così semplice: una donazione di sangue periodica ti permetterà di aiutare chi è meno fortunato di te…
Giornata nazionale per sensibilizzare alla defibrillazione precoce con prove pratiche dimostrative nelle strade e nelle piazze italiane; a tal fine è importante lavorare sulla cultura della defibrillazione precoce, partendo dall’esperienza di volontarie e volontari e dal radicamento territoriale delle pubbliche assistenze.
Questa iniziativa nasce dalla collaborazione di ANPAS, con l’Associazione Progetto VITA-ODV e con IRC Comunità-APS con le quali lo scorso 28 febbraio è stato sottoscritto un protocollo di intesa per il progetto FACILEDAE.
Le Associazioni organizzeranno sul proprio territorio uno o più punti informativi rivolti alla cittadinanza, con manichini e DAE trainer per dimostrazioni pratiche e simulazioni.
Niente roba da ER, niente scene da film: due cerotti, un pulsante da schiacciare e il torace della persona che si muove leggermente per la scossa che, si spera, riesca a far ripartire il cuore.
L’ufficio è un po’ una seconda casa: passiamo non meno di 8 ore al giorno sul posto di lavoro e, secondo il mio modesto parere, deve essere un posto confortevole e vivibile.
L’azienda dove lavoro in questo momento ha appena rifatto gli uffici che sono veramente comodi e confortevoli ma sulla mia scrivania mi sono reso conto che mancava qualcosa…
Una vecchia lampadina, un supporto stampato 3D, una foglia di pothos… e la scrivania è abbellita e personalizzata.
EDIT: la piantina cresce a vista d’occhio, tra poco o la metto nel terreno o mi sa che inizia a invadere la scrivania
Leggendo un articolo su una rivista del settore scopro della condanna di un Vigile del fuoco a seguito di un incidente stradale. Riassumendo i fatti, l’autista a bordo di una APS durante un servizio di emergenza (quindi con lampeggianti e sirene accese) ha invaso la corsia di sinistra di una strada urbana, per evitare dei veicoli fermi sulla corsia di marcia dove era presente un semaforo rosso. Un pedone ha attraversato le strisce pedonali proprio mentre il mezzo stava arrivando, restando però nascosto fino all’ultimo momento da un autobus fermo in sosta, che stava facendo scendere i passeggeri. L’impatto è stato inevitabile.
Parte l’iter giudiziario e in primo grado l’autista del mezzo di soccorso è dichiarato innocente in quanto non c’è reato, escludendo i profili di colpa specifica e generica.
L’autopompa, dai rilievi effettuati dalle forze dell’ordine, stava rispettando i limiti; l’autista ha fatto affidamento sul rispetto da parte dei veicoli fermi di lasciargli la dovuta precedenza, cosa che invece non ha fatto il pedone. Secondo quanto elaborato, nemmeno alla velocità di 20 km/h sarebbe stato possibile evitare l’impatto…
La Procura e le parti civili vanno in appello al tribunale superiore di Bologna, dove il giudizio si ribalta: il conducente del mezzo di soccorso, anche laddove impegnato in un servizio di emergenza, non può creare situazioni di pericolo e deve tenere conto di particolari situazioni createsi durante la circolazione, siano esse di traffico o generate per altri motivi.
Nel caso di specie la corte d’Appello ha ribaltato il giudizio perché, proprio in considerazione della scarsa visuale (ostruita sia ai VVF che al pedone a causa dell’autobus fermo), prima di immettersi sull’incrocio e di passare sulle strisce pedonali, l’autista avrebbe dovuto verificare l’assenza di pedoni (che avevano semaforo verde). Secondo la corte i pedoni potrebbero non aver percepito il transito dei mezzi di soccorso. Inoltre l’autista avrebbe dovuto prevedere la presenza di potenziali pedoni, essendo un giorno feriale, alle ore 13, ed essendo in sosta proprio un autobus in quel momento.
Va specificato che il pedone aveva le cuffie… quindi perchè la colpa è solo dell’autista?
Fin da piccolo mi hanno insegnato che prima di attraversare la strada bisogna guardare sempre a destra e sinistra per evitare pericoli. Giudo veicoli di soccorso sanitario dal lontano 2001 e credo di poter affermare con che l’utente medio della strada non sa cosa fare all’arrivo di un veicolo di soccorso: c’è chi inchioda all’improvviso, chi si ferma immediatamente prima se non in mezza a una curva, chi sorpassa il veicolo che lo precede (che ha rallentato perchè si è accorto di noi…) ma la maggior parte non ci sente e non ci vede arrivare! Posso ragionevolmente prevedere molte cose mentre guido in emergenza ma non ho la sfera magica per vedere il futuro.
La legge è legge, non si discute. Le sentenze vanno rispettate. Ma prima di questa sentenza mi sarei fatto un giro con i VVF a vedere cosa vuol dire arrivare sul luogo del soccorso affrontando il traffico e tutti gli indisciplinati utenti della strada…
Vi lascio con questo video trovato in rete
A 00:26 il motorino sorpassa il camion in sirena…. a 00:39 il furgone non da strada ai VVF (nemmeno la freccia per indicare che li ha visti)… a 00:44 il veicolo che arriva di fronte sorpassa fregandosene dell’arrivo di un mezzo di soccorso in azione, a 2:37 la Lancia Y Blu non da strada ai VVF….
Oggi è il world password day, giornata nata nel 2013 da Intel per sensibilizzare le persone sull’importanza delle password.
La password è infatti la “chiave informatica” che serve ad aprire la “serratura” di un sistema. Dato lo scopo per il quale è utilizzata, la password dovrebbe rimanere segreta a coloro i quali non sono autorizzati ad accedere alla risorsa in questione (non penso che diciate a tutti dove tenete la chiave di ingresso di casa).
Dovendo proteggere dei dati dall’altra parte ci sarà qualcuno che cercherà di rubarla o di forzarla per accedere illecitamente a questi dati. Si parla perciò di password cracking il cui metodo per eccellenza è quello di generare un attacco brute force ( tentare tutte le possibili combinazioni di caratteri, e di confrontarle con un hash crittografico della password).
Risulta pertanto ovvio che il tempo per craccare una password dipende dalla complessità della password stessa… basta vedere l’immagine seguente!
Appare chiaro che la password “123456” (ancora oggi usata da 23 milioni di persone secondo un’ultima stima) o un’altri classici, rappresentati da “password” o da “qwerty” siano facilmente forzabili.
L’ideale quindi è utilizzare in una password robusta contenente
non meno di 9 caratteri
almeno una lettera maiuscola
almeno una lettera minuscola
almeno un carattere speciale
Sconsigliato inoltre l’utilizzo della stessa password su più account: se dovessero forzare la password su un account automaticamente finirebbe in un database illegale e di conseguenza anche tutti gli altri account a cui siete iscritti saranno passibili di violazione!
Anche il cambio password periodico non sarebbe male…. e ancora di più se non conservate le password su un post-it attaccato alla schermo ben visibile da chiunque passi (che sia un collega o un visitatore).
Ancora maggiore attenzione deve essere prestata a password su siti o servizi con validità legale (firma digitale, SPID,…) perchè quella è la chiave di accesso alla vostra identità digitale e qualcuno potrebbe spacciarsi per voi di con validità legale!
Per verificare se le vostre password sono a rischio potete iniziare da https://haveibeenpwned.com/ per verificare se il vostro account è stato compromesso e quindi adottare le opportune contromisure!
A proposito… guardate questa foto: la foto mostra il dipendente dell’Agenzia per la gestione delle emergenze delle Hawaii in piedi accanto alla sua scrivania. Ma dietro si nota un post-it attaccato alla parte inferiore dello schermo del computer. Scarabocchiato c’era la password….ops! Buon password day a tutti!
Partiamo dal venerdì: il round mondiale subito partì col piede sbagliato. Durante le prime libere, a causa del cedimento di una sospensione, Rubens Barrichello decollò oltre il cordolo a bordo pista schiantandosi contro le reti di protezione per poi cappottarsi più volte nella via di fuga. Rimasto svenuto nell’abitacolo e prontamente soccorso, fu portarono in ospedale dove riscontrarono fortunatamente alcune fratture, qualche ferita e una leggera amnesia.
Il giorno successivo, sempre durante le qualifiche, un cedimento all’ala anteriore della vettura di Ratzemberger rese la vettura ingovernabile dove impattò contro il muro alla curva Villeneuve (la velocità che si raggiungeva in quel punto con le monoposto dell’epoca era di circa 300km/h) All’arrivo del personale di soccorso purtroppo non ci fu nulla da fare: il grave trauma cranico dovuto all’impatto e alla violenta decelerazione non lasciò scampo a Ratzenberger.
Le disgrazie però non finirono qui. La domenica allo scattare del semaforo verde, Lehto ebbe un problema e la vettura restò ferma sulla griglia di partenza. Quasi tutti i piloti alle sue spalle riuscirono ad evitarla tranne Lamy che la vide all’ultimo istante e la tamponò violentemente con i detriti delle vetture proiettati anche verso le tribune causando 9 feriti gravi tra gli spettatori mentre i piloti fortunatamente rimasero illesi mentre entrava la safety car in pista per permettere la rimozione dei detriti e delle vetture.
La gara ripartì e al 7°giro, mentre Senna conduceva la gara, alla curva del Tamburello a una velocità superiore ai 300km/h il piantone dello sterzo cedette alle sollecitazioni e la vettura divenne ingovernabile e nonostante il disperato tentativo di frenata, la vettura impattò quasi frontalmente contro il muretto di protezione. Oltre alla violentissima decelerazione, Senna fu colpito alla testa dalla gomma e parte del braccetto della sospensione penetrò nel casco. Nonostante il pronto intervento e l’atterraggio dell’elicottero direttamente sulla pista, Senna morì poche ore dopo all’ospedale di Bologna
A pochi giri dalla fine si verificò l’ultimo brutto incidente, stavolta in pit-lane: i meccanici non fissarono bene una gomma sulla vettura di Alboreto che, appena ripartito dal pit stop, la perse e schizzò rapidamente verso i meccanici delle altre squadre, ferendone cinque e causando l’intervento di ambulanze nella corsia box.
Quel fine settimana imolese resta uno degli eventi più neri nella storia dello sport, ma è almeno servito come spartiacque: da lì in avanti l’attenzione all’incolumità dei piloti è stata sempre più in primo piano. Per oltre 20 anni non si registrarono nuovi incidenti mortali in F1, fino a quello di Jules Bianchi nel GP del Giappone 2014, causato più dall’inettitudine dei commissari che dalla sicurezza delle monoposto.
In molti circuiti vennero modificati punti ritenuti pericolosi. A cambiare layout fu in primis il circuito del Santerno che applicò due varianti al posto delle vecchie curve Tamburello e Villeneuve e modificò anche le Acque Minerali e la Variante Bassa. Da allora il tracciato romagnolo è senz’altro meno veloce e forse un po’ meno spettacolare, ma molto più sicuro e tecnico.
Undici operai che consumano il pranzo seduti su una trave sospesa a 250 metri d’altezza… Era il 1932 quando questa foto chiamata “Lunch atop a skyscraper” fu stampata sulle pagine del supplemento domenicale del New York Herald Tribune. La foto è stata fatta sulle impalcature del Rockefeller Center di New York. La foto aveva soprattutto una funzione di marketing: mostrare al mondo l’imperiosa costruzione del Rockefeller Center, che ancora oggi è uno dei luoghi simbolo di New York. Per questo erano presenti diversi fotografi, in un “evento” organizzato. Gli operai però sono veri e anche l’altezza lo è: la trave d’acciaio che fa da panchina di fortuna è sospesa al 69esimo piano… Un’immagine simbolo anche delle condizioni di lavoro dell’epoca.
Oggi la tecnologia, le leggi e la conoscenza dovrebbero portarci a lavorare in ambienti più sicuri e ridurre notevolmente gli incidenti sul lavoro ma nel 2021, le denunce presentate all’INAIL sono state ben 555236 e rispetto al 2020 sono 896 in più (occorre considerare che la pandemia ha falsato ancora i dati perché alcune attività erano a regime ridotto se non sospeso). Un aumento viene riscontrato negli incidenti in itinere, nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro a 80389 con un incremento del 29% (fate attenzione quando guidate, io per primo la mattina non so se mi trovo su una strada o su un circuito…)
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail nel 2021 sono state 1221 ovvero 49 in meno rispetto alle 1270 registrate nel 2020 ma anche qui i dati sono falsati dalla pandemia. Resta comunque un dato che fa riflettere: la media è superiore a 3 morti al giorno sul lavoro…
Stasera, mentre mi dirigevo in turno, ho notato una colonna di fumo alzarsi in zona Angera… Purtroppo era un incendio che si sta mangiando tutta la collina di San Quirico
Durante la serata siamo usciti per un intervento ordinario non legato a quanto stava succedendo, al rientro da Varese alle 22:00è lo spettacolo che si è presentato…
Fortunatamente al mattino l’intervento dei Canadair ha permesso di contribuire in maniera significativa a combattere gli incendi e a fermare la devastazione.
Ringrazio l’amico Andrea Camurani che, tra le molte foto che avrà ricevuto dai suoi contatti, ha deciso di utilizzare qualche mio semplice scatto (e ricordo che tutte le mie foto sono scattate con un cellulare Samsung Galaxy S20!) sull’articolo scritto per il Corriere della sera che potete trovare qui.
In tutto questo, con una montagna completamente bruciata, la nota positiva è che la piccola chiesetta che si trova in cima al monte è sana e salva!
Il backup è l’operazione in cui viene eseguita la copia dei propri dati in un archivio separato con lo scopo di proteggerli da perdita o danneggiamento. La copia, per ovvie ragioni di sicurezza, deve essere effettuata in un supporto diverso.
La questione non è “se” si diveterà vittima della perdita didati, ma “quando”.
Il backup casalingo serve alla protezione dei dati personali, da quelli più importanti, come le dichiarazioni dei redditi a quelli più preziosi come le foto di famiglia e i video delle vacanze. In altre parole, dati che non possono essere sostituiti ela cui perdita puòcausare grande stress. Sarebbe buona cosa avere la copia non solo dei dati ma anche del sistema operativo e dei programmi installati (a proposito, dove avete la copia della licenza di attivazione del software?)
Spesso si pensa che salvare i dati in una chiavetta USB possa essere la soluzione… ma quanto è grossa la chiavetta USB? Quanto è facile perderla o danneggiarla? Sicuramente un Hard DIsk esterno è una scelta più sensata. però i dati devono essere continuamente copiati e aggiornati, siamo certi di poterlo fare con regolarità senza fare danni?
Non condivido nemmeno il salvataggio su servizi cloud: non è un sistema di backup ma un sistema di sincronizzazione dati dove, se inavvertitamente cancelliamo un dato, rischiamo di averlo perso per sempre.
Considerando quindi di voler fare un backup senza spendere troppi soldi la soluzione potrebbe essere l’acquisto di un NAS casalingo (meglio se con almeno 2 baie) e, se non compresi nel NAS, HD di buona qualità. Normalmente il NAS ha già a bordo un sistema operativo proprietario per effettuare il backup, nel caso ne fosse sprovvisto consiglio di installare OpenMediaVault, semplice da installare e utilizzare.
Se proprio non volete avventurarvi nell’acquisto e configurazione del NAS, potete optare per il buon Hard Disk a cui associare un software per eseguire in automatico il backup (e il ripristino in caso di problemi). In questo caso consiglio il sempre valido Iperius BackUp.
Campagna di sensibilizzazione contro la violenza nei confronti del personale sanitario, dei soccorritori, degli operatori tecnici e del personale amministrativo, che operano nell’ambito del sistema extraospedaliero di emergenza urgenza sul territorio regionale.
Un paese che picchia i propri medici al pronto soccorso è un caso disperato da codice rosso.
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