IL DISASTRO DEL TITAN

Negli ultimi giorni si è parlato molto del Titan e della sua tragedia che ha portato alla morte di 5 persone. Come sempre, del senno di poi sono piene le fosse e se ne sono sentite di ogni. I giornalisti (o giornalai?) si sono scatenati alla ricerca di chiunque per un’opinione e tra questi è saltato fuori James Cameron, professione regista, che ha detto la sua qui. In particolare afferma che

Non ho mai creduto in quella tecnologia di fibra al carbonio avvolta, di filamento avvolto, di scafo cilindrico

LA FIBRA DI CARBONIO

La fibra di carbonio è un polimero di soli atomi atomi di carbonio che si presenta in sottilissimi fili che vanno da 5 a 15 micron.

La fibra di carbonio è come un tessuto e quindi non riesce a mantenere una forma precisa ma, impregnandola in apposite resine prima e polimerizzando il tutto poi, si ottiene un manufatto con la forma voluta. Una volta completato il processo si ha un materiale con una massa volumica circa un quarto dell’acciaio (2200 kg/m3 contro 7850 kg/m3) ma con caratteristiche meccaniche doppie (resistenza a trazione a partire da 2000MPa contro i gli 800/1000MPa degli acciai più comuni).

Una delle differenze principali del composito a fibra di carbonio rispetto all’acciaio è quello di avere un comportamento anisotropo cioè reagisce alle sollecitazioni in maniera differente in base a come viene caricato. Questo è dovuto all’orientamento della trama dei filamementi, ragion per cui deve essere accuratamente studiato in fase di progettazione per garantire le prestazioni meccaniche desiderate.

Altra grossa differenza rispetto agli acciai comuni è la sua elevata resistenza agli agenti chimici pertanto la sua ossidazione è nulla in ambiente marino (dove, al contrario, gli acciai sono nella fossa dei leoni…) e la sua scarsa conduttività termica.

Il composito in fibra di carbonio è utilizzato nel settore aerospace da Boeing e da Airbus che hanno realizzato rispettivamente il 787 e A350XWB con fusoliera e parti strutturali in composito e senza rivettature. Nel settore automotive da tempo le vetture di formula 1 e le moto da competizione hanno parti in carbonio. Addirittura Alfa Romeo ha realizzato sulla 4C un telaio monoscocca in composito con massa di soli 65kg!

IL FENOMENO DELLA FATICA

Uno dei problemi che affligge tutti i materiali è quello della fatica. Per capire questo fenomeno basta prendere un fermaglio e piegarlo più volte: dopo un certo numero di “cicli” si rompe.

Questo avviene perchè il materiale, sottoposto a cicli di lavoro, degrada le sue caratteristiche meccaniche per giungere a rottura a carichi ben inferiori a quelli teorici. Questo fenomeno venne studiato quando, verso la fine dell’800, si presentarono delle inspiegabili rotture sugli assili ferroviari con le catastrofiche conseguenzale che ne derivavano. Pertanto la progettazione degli organi meccanici che sono sottoposti a cicli di lavoro viene effettuata sempre a fatica dove il carico di rottura teorico del materiale, per effetto della fatica, diventa anche inferiore a 1/10 di quello statico. Ma perchè si verifica questo fenomeno?

Il materiale subisce localmente delle sollecitazioni superiori a quelle in grado di supportare e si danneggia. Da li si innesca il fenomeno che, dopo milioni di cicli, porta alla rottura del componente.

Per sapere qual’è il limite si costruisce la curva di Wholer o curva S-N: questa è derivata da test di fatica ad alto numero di cicli applicando un carico ad ampiezza costante (secondo la DIN 50100), ed è divisa in aree: fatica a basso numero di cicli K, vita a fatica finita Z e fatica ad alto numero di cicli D . Le tre aree sono limitate dai numeri di cicli N.

  • Fatica a basso numero di cicli, 100-30.000 cicli: la fatica a basso numero di cicli K è al di sotto dei 104 – 105 cicli di carico. La resistenza alla fatica a basso numero di cicli viene determinata con la prova di fatica a basso numero di cicli (LCF). I materiali ed i componenti sono sollecitati al punto che durante il ciclo si verificano deformazioni plastiche e il materiale cede in fase iniziale. Per una rappresentazione più dettagliata, spesso viene utilizzato il modello Coffin-Manson. Un carico che porta alla rottura del provino entro un quarto dei cicli, viene definito come resistenza statica, determinata anche con una prova di trazione.
  • Vita a fatica finita, 2.000.000 cicli circa: la vita a fatica finita Z è l’intervallo tra 104 e 2×106 cicli (a seconda del materiale), dove il provino raggiunge sempre una condizione di criterio di cedimento (per esempio cricca o rottura). La resistenza a fatica a vita finita viene determinata con la prova di fatica ad alto numero di cicli (HCF). Dopo la prova, il risultato è il numero di cicli di carico ad una determinata ampiezza di carico.
  • Fatica ad alto numero di cicli, cicli infiniti: la fatica ad alto numero di cicli D indica il limite di tensione che un materiale può sopportare durante il carico ciclico senza significativi segni di fatica o cedimento. Nell’area della fatica ad alto numero di cicli, si stabilisce un numero limitato di cicli NG . Se il provino non resiste prima di raggiungere questo numero limitato di cicli, viene considerato come “cedimento”. I materiali che, durante una prova di fatica ad alto numero di cicli, sopportano più di 1.000.000 di cicli senza rottura sono considerati resistenti alla fatica. Il concetto di fatica ad alto numero di cicli comporta sollecitazioni ammissibili significativamente inferiori rispetto al concetto statico.

Negli organi di macchina e più generalemente nelle strutture spesso i parametri di forma, le tipologie dei vincoli le forme di applicazione dei carichi sono diversi da quelli ipotizzati. Sotto queste nuove condizioni nascono delle concentrazioni locali di sforzo che costituiscono l’ effetto d’intaglio o di forma. per fare qualche esempio influiscono

  • i fori su piastre o dischi;
  • le saldature;
  • le cave per chiavette;
  • gli accoppiamenti forzati;
  • le filettature;
  • le gole;

Un esempio disastroso della scarsa conoscenza di questo fenomeno fu il comet, primo aereo di linea commerciale pressurizzato costruito attorno agli anni ’50 e che subì una serie di incidenti a distanza ravvicinata ovvero in meno di 2 anni dalla presentazione subì 3 incidenti con 99 vittime che portarono le autorità alla revoca della licenza di volo. Come tutti i disastri ovviamente partirono le indagini e per tentare di capire le cause di questi incidenti decisero di effettuare dei test di pressurizzazione delle fusoliere per i modelli esistenti mediante un enorme serbatoio d’acqua. il risultato fu che rispetto ai 16000 cicli di progetto la fusoliera presentava cedimento a fatica dopo poche migliaia se non addirittura centinaia di cicli.

L’eccessiva pressurizzazione della fusoliera provocò lo snervamento del materiale in prossimità degli angoli dei finestrini a forma quadrangolare, i quali rappresentavano delle zone di concentrazione degli sforzi. Lo snervamento degli angoli comportava l’incrudimento del materiale, ovvero il rafforzamento che si ha in presenza di una deformazione plastica (permanente), e di conseguenza un miglioramento delle sue proprietà meccaniche, fra cui anche la resistenza a fatica. Questo processo di rafforzamento per snervamento da sovrapressione prende il nome di autofrettage e viene utilizzato consapevolmente tutt’ora per migliorare la resistenza meccanica statica e a fatica di contenitori in pressione. Grazie alle verifiche condotte in seguito agli incidenti si determinò che la cricca generata dalla sollecitazione a fatica cresceva preferenzialmente a partire dagli angoli dei finestrini di forma quadrangolare che caratterizzavano il Comet. Questo accadeva perché la forma squadrata del finestrino aumentava l’effetto di concentrazione degli sforzi dovuti alla presenza stessa del finestrino nella fusoliera.

Ad oggi, il problema è stato risolto arrotondando la forma dei finestrini per ridurre l’effetto di concentrazione degli sforzi in modo da sfavorire la nucleazione di cricche.

FATICA NEI COMPOSITI

Similmente a quanto avviene nei materiali metallici, l’applicazione ad un composito di carichi
variabili ciclicamente può dar luogo a rottura anche quando la massima sollecitazione risulta
inferiore alla resistenza statica del materiale (fatica). Nei compositi, similmente a quanto accade nei materiali isotropi, la rottura per fatica è una rottura progressiva che si manifesta con la formazione e propagazione di difetti. Il fenomeno è comunque ben più complesso di quello osservato nei materiali metallici e può essere causato da

  • scollamento fibra matrice (debonding);
  • fessurazione della matrice;
  • rottura della fibra;
  • scollamento delle lamine (delaminazione).

La resistenza a fatica dei materiali compositi dipende da vari fattori legati alla intima natura e struttura del materiale nonché alle particolari condizioni di sollecitazione ed ambientali. Fissate le caratteristiche delle fibre, la resistenza a fatica di un composito dipende essenzialmente da:

  • materiale della matrice;
  • orientamento delle fibre e sequenza di impacchettamento;
  • percentuale in volume di fibre;
  • adesione fibra-matrice;
  • tipologia di sollecitazione;
  • tensione media;
  • frequenza di applicazione del carico;
  • condizioni ambientali (umidità, corrosione ecc).
  • effetti di intaglio

L’IMPLOSIONE DEL TITAN

L’implosione è il fenomeno contrario all’esplosione: all’interno del corpo cavo, per diversi motivi, si viene a creare una pressione minore rispetto a quella esterna che farà si che il fluido esterno eserciterà una forza sulla superficie esterna del corpo, causando un collasso.

La superficie esterna del Titan era caricata, secondo la legge di Stevino (la pressione esercitata da un fluido incomprimibile a una profondità h è pari al prodotto della densità del liquido per l’accelerazione gravitazionale per la profondità stessa), a 3850m (la profondità del Titanic) da un carico statico pari a:

Oltre a questo vanno sommate le componenti dinamiche generate dalle correnti e dal movimento stesso dello scafo nel fluido.

Scoprire perchè è imploso senza poter analizzare i resti vuol dire restare solo nel campo delle ipotesi. Di sicuro possono aver giocato i fattori sopra riportati dovuti a una progettazione errata (non sono stati considerati alcune variabili e/o sono state sottistimate), non è stata fatta una accurata verifica dei materiali per prevenire fenomeni di fatica ma la cosa che più lascia perplessi è come il piccolo Titan abbia potuto effettuare attività commerciale in completa assenza di certificazioni, mettendo a rischio la vita di tutti i suoi passeggeri.

AUGURI RAGAZZI!

…e il gran giorno arrivò! Auguri al mio migliore amico Mirko e a Simona!

EDIT: devo ringraziare la mia amica Emanuela che, grazie alla sua disponibilità, ci ha aiutato in una (quasi) mission impossible: visto che era a bordo come assistente di volo durante il viaggio di rientro, ha fatto in modo di recapitare una piccola sorpresa da parte nostra ai neo sposi…

DEFIBRILLATION DAY

Giornata nazionale per sensibilizzare alla defibrillazione precoce con prove pratiche dimostrative nelle strade e nelle piazze italiane; a tal fine è importante lavorare sulla cultura della defibrillazione precoce, partendo dall’esperienza di volontarie e volontari e dal radicamento territoriale delle pubbliche assistenze.

Questa iniziativa nasce dalla collaborazione di ANPAS, con l’Associazione Progetto VITA-ODV e con IRC Comunità-APS con le quali lo scorso 28 febbraio è stato sottoscritto un protocollo di intesa per il progetto FACILEDAE.

Le Associazioni organizzeranno sul proprio territorio uno o più punti informativi rivolti alla cittadinanza, con manichini e DAE trainer per dimostrazioni pratiche e simulazioni.

Niente roba da ER, niente scene da film: due cerotti, un pulsante da schiacciare e il torace della persona che si muove leggermente per la scossa che, si spera, riesca a far ripartire il cuore.

Philips Heartstart HS1 | Defibrillatoreshop.it

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Negli ultimi tempi, si sente sempre più spesso parlare di IA, Intelligenza Artificiale.

L’intelligenza artificiale è una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e sistemi di programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana.

Il problema di qualsiasi computer, in condizioni normali, è comunque quello di prendere una decisione. Ne sa qualcosa IBM che, nonostante il computer dedicato al gioco degli scacchi Deep Blue perse la sfida contro Garri Kasparov.

La prima partita, disputata il 10 febbraio 1996, fu vinta dal computer ma Kasparov vinse la sfida con tre partite vinte e due patte. Dopo il match perso, Kasparov disse che alcune volte gli era parso di notare nelle mosse della macchina intelligenza e creatività così profonde da non riuscire a comprenderle.
Inizialmento nel software di Deep Blue le funzioni di valutazione erano scritte in forma generale, con molti parametri da definire (per es.: quanto è importante una posizione sicura per il re in confronto a un vantaggio spaziale nel centro della scacchiera, ecc.). I valori ottimali per questi parametri furono poi determinati dal sistema stesso, analizzando migliaia di partite di campioni. Prima del secondo incontro, la conoscenza degli scacchi del programma era stata finemente migliorata dal gran maestro di scacchi Joel Benjamin mentre la lista delle aperture fu fornita dai campioni Miguel Illescas, John Fedorowicz e Nick De Firmian.

L’algoritmo per il gioco degli scacchi, scritto in linguaggio C che girava sotto un sistema operativo AIX, era in grado di calcolare 200 milioni di posizioni al secondo! Ma alla fine anche la macchina deve prendere una decisione: grazie a una trappola nelle mosse finali nella quale l’IA cadde per due volte Kasparov si aggiudicò i match.

Quindi il problema delle IA resta sempre questo: prendere una decisione. Se questa viene applicata ai veicoli come reagisce?
Attualmente la IA di Google va in crisi con i ciclisti: Se questi si mettono in equilibrio sui pedali, il loro movimento per restare il equilibrio viene interpretato dalla AI come un movimento e quindi la macchina si arresta in attesa che il movimento percepito non ci sia più.

Ma se succedesse l’irreparabile come un animale che attraversa la strada o un pedone che non rispetta un segnale e la vettura, procedendo a velocità da codice della strada, non avesse sufficiente spazio di arresto? Colpisce il pedone o lo schiva impattando e mettendo a repentaglio la vita degli occupanti del veicolo?

Per rispondere a questi quesiti etici il MIT di Boston ha creato un piccolo sito chiamato Moral Machine. In base a una serie di scenari proposti si chiede al visitatore di decidere cosa dovrebbe fare l’IA del veicolo.
Provate a decidere anche voi cliccando l’icona qui sotto

BUON COMPLEANNO, SQUALO

Uno di mezzi del Corpo Volontari Ambulanza è una vecchia Citroen DS “Squalo”.

Immatricolato per la precisione il 23/03/1975 dopo essere stata allestita da Currus in Francia e ovviamente dopo tanti interventi e salvato delle vite adesso si gode la sua meritata pensione gironzolando in raduni e rappresentanze come mezzo storico.

Al CVA è arrivata il 10/12/1986, acquista dal JRC di Ispra e reimmatricolata dopo aver subito un adeguamento dalla carrozzeria Saves per essere conforme alle leggi italiane.

Il design dell’auto ha qualcosa di italiano essendo stata concepita dal varesino Flaminio Bertoni, uno dei più grandi designer automobilistici. Con il suo motore 4 cilindri da 1985cm3 erogava 108cv e 147Nm che le permettevano di raggiungere i 170km/h grazie al cambio a 4 marce che era posizionato sul volante.

Una delle caratteristiche della vettura era il sistema idraulico che era comune a freno, frizione, sterzo e sospensioni.

Proprio il reparto sospensioni era uno dei suoi punti forti: ognuna era costituito da una sfera divisa orizzontalmente da una membrana: nella parte superiore vi era azoto, in quella inferiore olio LHM (un olio minerale secondo specifica PSA-B-712710 caratterizzato da potere anticorrosivo, resistenza ad alte temperature, elevata indice di viscosità e bassissimo punto di scorrimento). Caricando la vettura (attrezzature, paziente e 2 soccorritori) o in caso di fondo stradale sconnesso (come molte strade..) l’olio comprime l’azoto ma essendo questo totalmente incomprimibile, all’aumentare delle sollecitazioni si ha un irrigidimento delle sospensioni a vantaggio dell’azione ammortizzante.

Ci pensava poi il circuito idraulico mediante una pompa a pistoni ad autolivellare la vettura.

Anche il reparto freni era affidato al sistema idraulico grazie a un circuito sempre in pressione: al contrario del servofreno (che lavora a depressione, alleggerendo la forza da esercitare sul pedale per la frenata) sullo Squalo, premendo il pedale, si apriva una valvola che mandava olio in pressione alle pinze pertanto il pedale aveva una corsa molto corta e le frenate erano non sempre di facile gestione se non abituati alla sua guida.
Altro vantaggio era rappresentato dai dischi montati entrobordo all’uscita del differenziale permettendo così la riduzione delle masse non sospese (tradotto: la risposta della sospensione a parità di variazioni del manto stradale è più rapida a vantaggio della motricità e del comfort dovuto alle minori sollecitazioni al corpo vettura) e un minore momento di inerzia (tradotto: maggiore manovrabilità del veicolo). Questi vantaggi però avevano come rovescio della medaglia una manutenzione più onerosa (anche la sola ispezione doveva avvenire alzando la vettura su un ponte)

Con una potenza frenante così improvvisa, il veicolo poteva arrestarsi improvvisamente e spegnersi pertanto il cambio era dotato di un sistema di disinnesto delle marce che evitava il problema.

A livello di vano sanitario, nulla a che vedere con i moderni mezzi di soccorso: all’interno ospitava solamente la barella, una valigetta di primo soccorso, una bombola di ossigeno, una barella cucchiaio, una steccobenda… Allestimento molto povero ma all’epoca il soccorso era molto più spartano di quello che si effettua oggi. Inoltre il paziente, se troppo alto, correva il rischio di non poter essere caricato così come i soccorritori erano abbastanza sacrificati all’interno del vano sanitario.

Ovviamente non è più abilitata da AREU per le emergenze così come per l’ASST per effettuare servizi di trasporto sanitario.
Ma oggi, quando viene esposta, attira sempre molte persone grazie alla sua forte personalità: spesso chiedono informazioni sul veicolo, la sua storia, il suo lavoro e rimangono stupite quando vedono gli interni, soprattutto se a fianco c’è qualche mezzo moderno. Soprattutto chiedono se veramente si soccorreva in quello spazio ridotto…
Per i bambini invece è la macchina di Ghostbusters!

Alla fine non possiamo che dire grazie per tutto quello che hai fatto all’epoca. Buon compleanno, Squalo!

THE DARK SIDE OF THE MOON…

Era il 1973 (50 anni fa) e usciva “The dark side of the Moon”, uno degli album più importanti e inarrivabili nella storia della musica creato dalla band di Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright.

Un album che, per via dei suoi suoni elettronici e delle sperimentazioni, restò nelle classifiche fino alla fine degli anni ’80.

Un album che tutti conosciamo anche solo per via della sua iconica copertina nera con un prisma ottico che scompone un raggio di luce.

Un album che cambiò per sempre il mondo della musica. Lascio qui sotto la mia traccia preferita di questo album, “The Great Gig in the Sky”, con il lungo assolo vocale eseguito da Clare Torry. Buon ascolto!

SOCCORRITORE RIQUALIFICATO!

Fare il volontario del soccorso non è un’attività da prendere alla leggera: abbiamo a che fare con persone che stanno male o per via di patologie o perchè vittime di un evento traumatico.

La formazione continua è pertanto una delle attività che occorre portare avanti sia per essere aggiornati sui nuovo protocolli di soccorso, sia per mantenere la manualità nelle manovre di soccorso. Per questo, secondo quanto riportato nel Regolamento 34 di AREU, all’articolo 20

Al fine del mantenimento della qualifica, l’Addetto al Soccorso Sanitario Extraospedaliero (Soccorritore-Esecutore) deve sottoporsi una prova di valutazione pratica, presso il CeFRA di appartenenza.
Tale prova pratica dovrà essere organizzata e gestita direttamente dal CeFRA regionale, responsabile dell’esecuzione, o in accordo con la sua articolazione locale. Al termine della stessa dovrà essere comunicato formalmente l’esito alla AAT di competenza inviando il verbale (MOD 143A).
Tale prova pratica si compone di:
• uno scenario di simulazione “medico” (può essere uno scenario di BLSD);
• uno scenario di simulazione “trauma” (+ skill tecnica).

I soggetti già in possesso della certificazione di Soccorritore-Esecutore dovranno effettuare tale prova entro 5 anni dalla data dell’entrata in vigore dall’approvazione del presente regolamento; le successive riqualificazioni dovranno essere effettuate periodicamente, non oltre il 6° anno.
I soggetti che acquisiscono la certificazione di Soccorritore-Esecutore dopo l’entrata in vigore del presente regolamento dovranno sostenere e ripetere tale prova periodicamente entro i successivi 6 anni.
Tali prove dovranno essere valutate da Soccorritori Istruttori regionali AREU.

Pertanto essendo un istruttore ma prima di tutto essendo un soccorritore la riqualificazione tocca anche a me. Ecco il risultato…