CASTELLAZZO BORMIDA 2023

La seconda domenica di luglio è un appuntamento (quasi) fisso per i motociclisti del CVA. L’anno scorso ho saltato l’evento perchè ero impegnato nell’assistenza alla manifestazione “Arona Air Show” con le Frecce Tricolore (qui il resoconto dell’evento) ma quest’anno si torna alle origini!

Premessa 1: i video non sono il mio forte e questa è la prima volta che gioco con i montaggi quindi siate magnanimi in eventuali commenti… faccio l’ingegnere, non il regista e soprattutto non ambisco all’Oscar!

Premessa 2: ricordati che sei sul server di casa mia e sono collegato a internet con una linea “home” pertanto il caricamento dei video potrebbe non essere veloce…

PARTENZA!

Per questa edizione ai blocchi di partenza

  • capopattuglia Silvano con la moglie Alessandra e la loro Harley Davidson
  • Tiziana e Mauro con la loro fedele Guzzi
  • Umberto su BMW
  • Filippo e la sua TDM,
  • Paola con la Harley 883 a carburatori
  • Vincenzo e la R6
  • e ovviamente il sottoscritto con il Pompone
L’arrivo di capopattuglia Silvano!

Partenza fissata per le ore 8:30 presso la “Botega del caffè” di Sesto Calende pisciati e benzinati. Ma come è giusto che sia, ci si ritrova prima per fare colazione…

Le previsioni meteo danno bel tempo tutto il giorno e infatti non si vede nemmeno una nuvola ma danno un clima torrido durante tutta la giornata

Pronti per la partenza

Il percorso di andata prevede solo statali. Partiamo da Sesto e, passato il ponte di ferro, procediamo verso Novara, poi Vercelli (dove si aggiunge la sorella di Alessandra con il marito su Honda Godwing). La strada scorre tranquilla e il paesaggio, tra risaie e campi di grano intervallato da piccoli paesini retrò, ci porta fino a Castellazzo Bormida. Ovviamente a Casale Monferrato però facciamo una breve tappa caffè…

IL RADUNO

Ci si accorge che non è il solito motoraduno. Non solo per la quantità di moto presenti ma anche per i vari tipi di mezzi meccanici che circolano… e per le persone fuori dalle loro case e lungo la strada “appostate” per vedere la sfilata. Si respira aria di festa.

Ma dove nasce tutto questo? Siamo nell’inverno del 1933: il farmacista di Castellazzo, Dr. Marco Re, e un fabbricante di ghiaccio, Giovanni Moccagatta, amici con la comune passione per le due ruote, decisero di partecipare al “Raduno dei Centauri” di Roma del 24 maggio dello stesso anno e insieme a altri 7 motociclisti castellazzesi sfilarono per via dei Fori Imperiali alla tassativa velocità di 80 km/h, assieme agli altri 10.000 partecipanti al “Raduno dei Centauri”. Il 2 marzo del 1934 l’allora Presidente Marco Re proclamò la Beata Vergine della Creta Patrona del Moto club. Negli anni successivi il moto club vide crescere il numero dei suoi iscritti e la sua vita sociale fu sempre molto attiva. I soci parteciparono a molti motoraduni finchè l’8 settembre 1946, a Castellazzo Bormida, si tenne il primo “Convegno motociclistico internazionale della Madonnina dei Centauri”, che vide la partecipazione di molti nomi importanti del motociclismo italiano e straniero. Dall’anno successivo il motoraduno fu ufficialmente iscritto nel calendario internazionale. Il 6 marzo del 1947 giunse da Roma la tanto attesa notizia: con il Breve Apostolico 17/47 dell’11 febbraio 1947 il pontefice Pio XII proclamava la Beata Vergine della Creta che si venera nel santuario di Castellazzo Bormida PATRONA DEI MOTOCICLISTI.

Piccola curiosità: 2023 coincide inoltre con il 90° anniversario del Moto Club Castellazzo. Si era deciso di rievocare il viaggio del 1949, quando 13 motociclisti Guzzi portarono la lampada votiva, forgiata e dedicata quell’anno alla patrona, per farla accendere da Pio XII. La delegazione ha rinunciato però per via dei problemi di salute di papa Francesco.

La chiesa di Castellazzo Bormida

LA SFILATA

Ma torniamo a oggi: Finita la messa e data la benedizione ai centauri parte il corteo verso Alessandria: un serpentone di quasi 8000 (si, ottomila!) moto sfilano verso Alessandria.

Lungo il percorso gli abitanti ci aspettano sulla strada per salutarci e applaudire la sfilata. Che dire, uno spettacolo vedere tutte queste moto in sfilata!

La partenza del corteo
Lungo il percorso del corteo
…e comunque la mia 848 ha sempre il suo fascino agli occhi degli altri!

Arrivati a Alessandria però noi cambiamo percorso: questa volta tradiamo il nostro solito ristorante “Roma” di Grana e andiamo a provare la trattoria “da Geppe”.

A PRANZO NEL MONFERRATO

Dopo esserci ripresi un momento dal caldo (“ti sei portato la sauna personale?” disse Silvano stamane e, lo ammetto, la tuta in pelle in questo momento è una tortura, ma preferisco in caso di caduta che sia lei a grattarsi e non la mia pelle…) ripartiamo in direzione Montemagno, situato nel Monferrato sulle colline a nord di Asti. Prima però tappa rifornimento dove Umberto ci saluta e rientra in solitaria per impegni presi in precedenza.

Fondato intorno all’anno 1000, Montemagno possiede un nucleo antico costituito da un borgo di forma triangolare attraversato da dodici vicoli contrassegnati da numeri romani che ne connotano l’identità. Un borgo di 1000 abitanti dominato dal castello medievale sorto attorno all’anno 1000, danneggiato pesantemente nel 1269 e nel 1290 letteralmente raso al suolo durante le guerre tra il Marchese del Monferrato e Asti. Il castello venne ricostruito nel ‘300 ma ben presto fu coinvolto nel conflitto tra Guelfi e Ghibellini in Asti. Altro punto di interesse è piazza San Martino, dominata da una scenografica scala barocca in pietra di Cumiana, con 48 gradini intervallati da tre ripiani e ispirata nel disegno alla celebre scalinata di piazza di Spagna a Roma, realizzata per dare l’accesso alla chiesa parrocchiale dell’Assunta, in precedenza cappella gentilizia della famiglia Montalero.

Un po’ di Monferrato
La chiesa dell’Assunta

Il ristorante ci accoglie e la prima cosa che chiediamo è da bere perchè siamo disidratati… il termometro della moto segna 35, non c’è un filo d’aria e nella tuta sicuramente non circola molta aria.

In compenso a pranzo ci rifacciamo con degli ottimi piatti e al momento di pagare il conto possiamo dire di aver pagato il giusto per quanto consumato. Sicuramente un posta da tenere in considerazione per quando tornremo nell’astigiano…

IL RIENTRO

Ripartiamo da Montemagno direzione casa. La strada è più o meno simile a quella dell’andata e lasciamo l’astigiano con i suoi campi alternati dal giallo tenue del grano al verde/giallo dei girasoli per tornare verso il piemonte dove si passa al mais e alle risaie. Sotto il casco si sentono tutti i vari profumi sia dei fiori che dei campi. Arrivati a Borgo Vercelli facciamo una pausa birretta perchè il caldo è asfissiante prima di rimetterci in marcia per tornare a casa (la moto segna ancora 36°C). Tappa intermedia per salutare Filippo che fa una deviazione e tappa finale a Castelletto Ticino per i saluti finali.

Totale 305km percorsi in ottima compagnia e soprattutto divertendosi! Grazie a tutti e.. see you later!

EDIT: per la cronaca l’edizione 2023 ha visto iscritti ufficialmente 1450 motociclisti di cui 300 provenienti dall’estero (il più “remoto” è stato un norvegese, Enger Terje di Lana, che ha percorso ben 2574km per raggiungerci!)

IL DISASTRO DEL TITAN

Negli ultimi giorni si è parlato molto del Titan e della sua tragedia che ha portato alla morte di 5 persone. Come sempre, del senno di poi sono piene le fosse e se ne sono sentite di ogni. I giornalisti (o giornalai?) si sono scatenati alla ricerca di chiunque per un’opinione e tra questi è saltato fuori James Cameron, professione regista, che ha detto la sua qui. In particolare afferma che

Non ho mai creduto in quella tecnologia di fibra al carbonio avvolta, di filamento avvolto, di scafo cilindrico

LA FIBRA DI CARBONIO

La fibra di carbonio è un polimero di soli atomi atomi di carbonio che si presenta in sottilissimi fili che vanno da 5 a 15 micron.

La fibra di carbonio è come un tessuto e quindi non riesce a mantenere una forma precisa ma, impregnandola in apposite resine prima e polimerizzando il tutto poi, si ottiene un manufatto con la forma voluta. Una volta completato il processo si ha un materiale con una massa volumica circa un quarto dell’acciaio (2200 kg/m3 contro 7850 kg/m3) ma con caratteristiche meccaniche doppie (resistenza a trazione a partire da 2000MPa contro i gli 800/1000MPa degli acciai più comuni).

Una delle differenze principali del composito a fibra di carbonio rispetto all’acciaio è quello di avere un comportamento anisotropo cioè reagisce alle sollecitazioni in maniera differente in base a come viene caricato. Questo è dovuto all’orientamento della trama dei filamementi, ragion per cui deve essere accuratamente studiato in fase di progettazione per garantire le prestazioni meccaniche desiderate.

Altra grossa differenza rispetto agli acciai comuni è la sua elevata resistenza agli agenti chimici pertanto la sua ossidazione è nulla in ambiente marino (dove, al contrario, gli acciai sono nella fossa dei leoni…) e la sua scarsa conduttività termica.

Il composito in fibra di carbonio è utilizzato nel settore aerospace da Boeing e da Airbus che hanno realizzato rispettivamente il 787 e A350XWB con fusoliera e parti strutturali in composito e senza rivettature. Nel settore automotive da tempo le vetture di formula 1 e le moto da competizione hanno parti in carbonio. Addirittura Alfa Romeo ha realizzato sulla 4C un telaio monoscocca in composito con massa di soli 65kg!

IL FENOMENO DELLA FATICA

Uno dei problemi che affligge tutti i materiali è quello della fatica. Per capire questo fenomeno basta prendere un fermaglio e piegarlo più volte: dopo un certo numero di “cicli” si rompe.

Questo avviene perchè il materiale, sottoposto a cicli di lavoro, degrada le sue caratteristiche meccaniche per giungere a rottura a carichi ben inferiori a quelli teorici. Questo fenomeno venne studiato quando, verso la fine dell’800, si presentarono delle inspiegabili rotture sugli assili ferroviari con le catastrofiche conseguenzale che ne derivavano. Pertanto la progettazione degli organi meccanici che sono sottoposti a cicli di lavoro viene effettuata sempre a fatica dove il carico di rottura teorico del materiale, per effetto della fatica, diventa anche inferiore a 1/10 di quello statico. Ma perchè si verifica questo fenomeno?

Il materiale subisce localmente delle sollecitazioni superiori a quelle in grado di supportare e si danneggia. Da li si innesca il fenomeno che, dopo milioni di cicli, porta alla rottura del componente.

Per sapere qual’è il limite si costruisce la curva di Wholer o curva S-N: questa è derivata da test di fatica ad alto numero di cicli applicando un carico ad ampiezza costante (secondo la DIN 50100), ed è divisa in aree: fatica a basso numero di cicli K, vita a fatica finita Z e fatica ad alto numero di cicli D . Le tre aree sono limitate dai numeri di cicli N.

  • Fatica a basso numero di cicli, 100-30.000 cicli: la fatica a basso numero di cicli K è al di sotto dei 104 – 105 cicli di carico. La resistenza alla fatica a basso numero di cicli viene determinata con la prova di fatica a basso numero di cicli (LCF). I materiali ed i componenti sono sollecitati al punto che durante il ciclo si verificano deformazioni plastiche e il materiale cede in fase iniziale. Per una rappresentazione più dettagliata, spesso viene utilizzato il modello Coffin-Manson. Un carico che porta alla rottura del provino entro un quarto dei cicli, viene definito come resistenza statica, determinata anche con una prova di trazione.
  • Vita a fatica finita, 2.000.000 cicli circa: la vita a fatica finita Z è l’intervallo tra 104 e 2×106 cicli (a seconda del materiale), dove il provino raggiunge sempre una condizione di criterio di cedimento (per esempio cricca o rottura). La resistenza a fatica a vita finita viene determinata con la prova di fatica ad alto numero di cicli (HCF). Dopo la prova, il risultato è il numero di cicli di carico ad una determinata ampiezza di carico.
  • Fatica ad alto numero di cicli, cicli infiniti: la fatica ad alto numero di cicli D indica il limite di tensione che un materiale può sopportare durante il carico ciclico senza significativi segni di fatica o cedimento. Nell’area della fatica ad alto numero di cicli, si stabilisce un numero limitato di cicli NG . Se il provino non resiste prima di raggiungere questo numero limitato di cicli, viene considerato come “cedimento”. I materiali che, durante una prova di fatica ad alto numero di cicli, sopportano più di 1.000.000 di cicli senza rottura sono considerati resistenti alla fatica. Il concetto di fatica ad alto numero di cicli comporta sollecitazioni ammissibili significativamente inferiori rispetto al concetto statico.

Negli organi di macchina e più generalemente nelle strutture spesso i parametri di forma, le tipologie dei vincoli le forme di applicazione dei carichi sono diversi da quelli ipotizzati. Sotto queste nuove condizioni nascono delle concentrazioni locali di sforzo che costituiscono l’ effetto d’intaglio o di forma. per fare qualche esempio influiscono

  • i fori su piastre o dischi;
  • le saldature;
  • le cave per chiavette;
  • gli accoppiamenti forzati;
  • le filettature;
  • le gole;

Un esempio disastroso della scarsa conoscenza di questo fenomeno fu il comet, primo aereo di linea commerciale pressurizzato costruito attorno agli anni ’50 e che subì una serie di incidenti a distanza ravvicinata ovvero in meno di 2 anni dalla presentazione subì 3 incidenti con 99 vittime che portarono le autorità alla revoca della licenza di volo. Come tutti i disastri ovviamente partirono le indagini e per tentare di capire le cause di questi incidenti decisero di effettuare dei test di pressurizzazione delle fusoliere per i modelli esistenti mediante un enorme serbatoio d’acqua. il risultato fu che rispetto ai 16000 cicli di progetto la fusoliera presentava cedimento a fatica dopo poche migliaia se non addirittura centinaia di cicli.

L’eccessiva pressurizzazione della fusoliera provocò lo snervamento del materiale in prossimità degli angoli dei finestrini a forma quadrangolare, i quali rappresentavano delle zone di concentrazione degli sforzi. Lo snervamento degli angoli comportava l’incrudimento del materiale, ovvero il rafforzamento che si ha in presenza di una deformazione plastica (permanente), e di conseguenza un miglioramento delle sue proprietà meccaniche, fra cui anche la resistenza a fatica. Questo processo di rafforzamento per snervamento da sovrapressione prende il nome di autofrettage e viene utilizzato consapevolmente tutt’ora per migliorare la resistenza meccanica statica e a fatica di contenitori in pressione. Grazie alle verifiche condotte in seguito agli incidenti si determinò che la cricca generata dalla sollecitazione a fatica cresceva preferenzialmente a partire dagli angoli dei finestrini di forma quadrangolare che caratterizzavano il Comet. Questo accadeva perché la forma squadrata del finestrino aumentava l’effetto di concentrazione degli sforzi dovuti alla presenza stessa del finestrino nella fusoliera.

Ad oggi, il problema è stato risolto arrotondando la forma dei finestrini per ridurre l’effetto di concentrazione degli sforzi in modo da sfavorire la nucleazione di cricche.

FATICA NEI COMPOSITI

Similmente a quanto avviene nei materiali metallici, l’applicazione ad un composito di carichi
variabili ciclicamente può dar luogo a rottura anche quando la massima sollecitazione risulta
inferiore alla resistenza statica del materiale (fatica). Nei compositi, similmente a quanto accade nei materiali isotropi, la rottura per fatica è una rottura progressiva che si manifesta con la formazione e propagazione di difetti. Il fenomeno è comunque ben più complesso di quello osservato nei materiali metallici e può essere causato da

  • scollamento fibra matrice (debonding);
  • fessurazione della matrice;
  • rottura della fibra;
  • scollamento delle lamine (delaminazione).

La resistenza a fatica dei materiali compositi dipende da vari fattori legati alla intima natura e struttura del materiale nonché alle particolari condizioni di sollecitazione ed ambientali. Fissate le caratteristiche delle fibre, la resistenza a fatica di un composito dipende essenzialmente da:

  • materiale della matrice;
  • orientamento delle fibre e sequenza di impacchettamento;
  • percentuale in volume di fibre;
  • adesione fibra-matrice;
  • tipologia di sollecitazione;
  • tensione media;
  • frequenza di applicazione del carico;
  • condizioni ambientali (umidità, corrosione ecc).
  • effetti di intaglio

L’IMPLOSIONE DEL TITAN

L’implosione è il fenomeno contrario all’esplosione: all’interno del corpo cavo, per diversi motivi, si viene a creare una pressione minore rispetto a quella esterna che farà si che il fluido esterno eserciterà una forza sulla superficie esterna del corpo, causando un collasso.

La superficie esterna del Titan era caricata, secondo la legge di Stevino (la pressione esercitata da un fluido incomprimibile a una profondità h è pari al prodotto della densità del liquido per l’accelerazione gravitazionale per la profondità stessa), a 3850m (la profondità del Titanic) da un carico statico pari a:

Oltre a questo vanno sommate le componenti dinamiche generate dalle correnti e dal movimento stesso dello scafo nel fluido.

Scoprire perchè è imploso senza poter analizzare i resti vuol dire restare solo nel campo delle ipotesi. Di sicuro possono aver giocato i fattori sopra riportati dovuti a una progettazione errata (non sono stati considerati alcune variabili e/o sono state sottistimate), non è stata fatta una accurata verifica dei materiali per prevenire fenomeni di fatica ma la cosa che più lascia perplessi è come il piccolo Titan abbia potuto effettuare attività commerciale in completa assenza di certificazioni, mettendo a rischio la vita di tutti i suoi passeggeri.

TORTA ALLA NUTELLA

Dolce semplice e sfizioso

INGREDIENTI

  • 4 uova
  • 400g di nutella
  • burro q.b.
  • zucchero a velo q.b.

PROCEDIMENTO

  • Mettete le uova in una ciotola e iniziate a montarle
  • Aggiungete i 400g di nutella e continuate a montare
  • Mettete il composto in una teglia unta a dovere con il burro
  • Mettete in forno per 40 minuti a 200°C
  • Estraete dalla teglia e cospargete la superficie con lo zucchero a velo

Buona merenda!

AUGURI RAGAZZI!

…e il gran giorno arrivò! Auguri al mio migliore amico Mirko e a Simona!

EDIT: devo ringraziare la mia amica Emanuela che, grazie alla sua disponibilità, ci ha aiutato in una (quasi) mission impossible: visto che era a bordo come assistente di volo durante il viaggio di rientro, ha fatto in modo di recapitare una piccola sorpresa da parte nostra ai neo sposi…

DEFIBRILLATION DAY

Giornata nazionale per sensibilizzare alla defibrillazione precoce con prove pratiche dimostrative nelle strade e nelle piazze italiane; a tal fine è importante lavorare sulla cultura della defibrillazione precoce, partendo dall’esperienza di volontarie e volontari e dal radicamento territoriale delle pubbliche assistenze.

Questa iniziativa nasce dalla collaborazione di ANPAS, con l’Associazione Progetto VITA-ODV e con IRC Comunità-APS con le quali lo scorso 28 febbraio è stato sottoscritto un protocollo di intesa per il progetto FACILEDAE.

Le Associazioni organizzeranno sul proprio territorio uno o più punti informativi rivolti alla cittadinanza, con manichini e DAE trainer per dimostrazioni pratiche e simulazioni.

Niente roba da ER, niente scene da film: due cerotti, un pulsante da schiacciare e il torace della persona che si muove leggermente per la scossa che, si spera, riesca a far ripartire il cuore.

Philips Heartstart HS1 | Defibrillatoreshop.it

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Negli ultimi tempi, si sente sempre più spesso parlare di IA, Intelligenza Artificiale.

L’intelligenza artificiale è una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e sistemi di programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana.

Il problema di qualsiasi computer, in condizioni normali, è comunque quello di prendere una decisione. Ne sa qualcosa IBM che, nonostante il computer dedicato al gioco degli scacchi Deep Blue perse la sfida contro Garri Kasparov.

La prima partita, disputata il 10 febbraio 1996, fu vinta dal computer ma Kasparov vinse la sfida con tre partite vinte e due patte. Dopo il match perso, Kasparov disse che alcune volte gli era parso di notare nelle mosse della macchina intelligenza e creatività così profonde da non riuscire a comprenderle.
Inizialmento nel software di Deep Blue le funzioni di valutazione erano scritte in forma generale, con molti parametri da definire (per es.: quanto è importante una posizione sicura per il re in confronto a un vantaggio spaziale nel centro della scacchiera, ecc.). I valori ottimali per questi parametri furono poi determinati dal sistema stesso, analizzando migliaia di partite di campioni. Prima del secondo incontro, la conoscenza degli scacchi del programma era stata finemente migliorata dal gran maestro di scacchi Joel Benjamin mentre la lista delle aperture fu fornita dai campioni Miguel Illescas, John Fedorowicz e Nick De Firmian.

L’algoritmo per il gioco degli scacchi, scritto in linguaggio C che girava sotto un sistema operativo AIX, era in grado di calcolare 200 milioni di posizioni al secondo! Ma alla fine anche la macchina deve prendere una decisione: grazie a una trappola nelle mosse finali nella quale l’IA cadde per due volte Kasparov si aggiudicò i match.

Quindi il problema delle IA resta sempre questo: prendere una decisione. Se questa viene applicata ai veicoli come reagisce?
Attualmente la IA di Google va in crisi con i ciclisti: Se questi si mettono in equilibrio sui pedali, il loro movimento per restare il equilibrio viene interpretato dalla AI come un movimento e quindi la macchina si arresta in attesa che il movimento percepito non ci sia più.

Ma se succedesse l’irreparabile come un animale che attraversa la strada o un pedone che non rispetta un segnale e la vettura, procedendo a velocità da codice della strada, non avesse sufficiente spazio di arresto? Colpisce il pedone o lo schiva impattando e mettendo a repentaglio la vita degli occupanti del veicolo?

Per rispondere a questi quesiti etici il MIT di Boston ha creato un piccolo sito chiamato Moral Machine. In base a una serie di scenari proposti si chiede al visitatore di decidere cosa dovrebbe fare l’IA del veicolo.
Provate a decidere anche voi cliccando l’icona qui sotto

GIORNATA MONDIALE PER LA SICUREZZA SUL LAVORO

La sicurezza sul lavoro è una responsabilità seria. Il più delle volte si tratta di uno sforzo collettivo in cui i datori di lavoro, le risorse umane, i team di sicurezza e i dipendenti devono fare la loro parte per garantire un ambiente di lavoro sicuro e quanto più possibile privo di pericoli (ricordo che il pericolo è definito come “proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni”)
Tuttavia, nel 2022, gli infortuni denunciati (perchè ovviamente andrebbero aggiunti quelli non denunciati dovuti a motivi poco legali quali ad esempio lavoro in nero) sono stati 697.773 (in aumento del 25,7% rispetto all’anno precedente) sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro (+28,0%) sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+11,9%).

A questi vanno aggiunti 1.090 morti sul lavoro, 131 in meno rispetto ai 1.221 del 2021 ma ancora troppi per una società evoluta quale riteniamo di essere perchè significa avere ancora circa 3 morti al giorno sul lavoro.

Non dimentichiamo inoltre le 61000 malattie professionali denunciate…

Domani: la vostra ricompensa per aver lavorato in sicurezza oggi

BSOD ANNIVERSARY

Era il lontano 20 aprile 1998 quando Microsoft decise di presentare il nuovo (per l’epoca) sistema operativo Windows 98.
Era sicuramente un sistema che portava molte novità e migliorie rispetto al suo predecessore Windows 95.

Una delle novità era l’implementazione del “Plug&Paly” ovvero la funzione del sistema operativo che consente il pronto riconoscimento della periferica, l’installazione dei driver e l’utilizzo immediato. Sfortunatamente però non tutto andò per il meglio, proprio sotto lo sguardo di Bill Gates…

IL PERICOLO VIEN DALLA…RICARICA!

ormai viviamo in un’epoca dove dipendiamo dalla tecnologia e il cellulare, da semplice strumento di comunicazione telefonica oggi è diventato uno strumento con cui facciamo di tutto: navighiamo in internet, facciamo foto, ascoltiamo musica, effettuiamo le operazioni bancarie… Tralasciando il problema del furto dei dati mediante mail di phishing e simili (di cui ne ho parlato il precedenza nel blog), un ulteriore pericolo sta nascendo dalle porte di ricarica!

Ovviamente quando il cellulare inizia a scaricarsi in zona critica, siamo pronti a ricaricarlo in mille modi (Caricabatterie, powerbank) ma sempre più spesso accade, soprattutto in treno o nelle stazioni/aeroporti, di trovare delle stazioni di ricarica. Fin qui tutto apparentemente normale, attacco il cavo lato USB alla porta sulla parete, attacco la microUSB o la USB-C al cellulare e il gioco è fatto, ma….

Il classico cavo USB che usiamo per la ricarica del cellulare è composto da 4 cavi:

  • Dati ( Verde e Bianco)
  • Alimentazione 5Vcc (Rosso +5V e GND Nero)

Se il malintenzionato di turno decidesse di applicare qualche sistema miniaturizzato dietro alla presa a muro, nessuno se ne accorgerebbe. Il cellulare si ricarica ma il device inizia a dialogare con il nostro cellulare e da li può portar via una mole di dati non indifferente. Questo tipo di attacco, chiamato juice jacking purtroppo sta diventando sempre più frequente tanto che l’allarme viene lanciato nientemeno che dall’FBI.

Ricordatevi che nella migliore delle ipotesi vengono rubati i nostri dati personali ma, se viene installato software malevolo, il nostro device potrà essere usato anche per altri scopi sempre poco nobili (ricordatevi che il cellulare è perennemente attaccato a internet, mediante connessione dati SIM o tramite il WiFi di casa/ufficio)