Altro turno di venerdì notte e altro piatto da cucinare… Stasera credo di aver raggiunto l’apice della bontà con un “quasi bis”
GLI INGREDIENTI DEL MARE
Il riccio di mare molto comune in tutto il Mar Mediterraneo sui fondali rocciosi e popola le praterie di Posidonia oceanica, da 0 a 30 metri di profondità. Le uova riproduttive, di colore arancione, sono la parte commestibile. Il top è assaporarlo crudo: ha un sapore più delicato di quello delle ostriche, una miscela di dolce e salato che racchiude comunque il “mare”
Il nero di seppia invece è un liquido scuro disperso con l’ausilio d’un getto d’acqua dalle seppie (ma più in generale dai cefalopodi come calamari, polpi, totani) allo scopo di “nascondersi dai predatori e poter fuggire. Questo liquido è contenuto in una piccola sacca iridescente da maneggiare con cura (facile da rompere e il liquido macchia!). Il suo sapore è molto delicato e quindi si può usare con grande versatilità in cucina.
Ovviamente dovendo fare tutto in turno, con il rischi di ricevere una chiamata di emergenza dalla centrale operativa, non mi permette di fare tutto qui in sede. Inoltre, i ricci di mare, non si trovano nemmeno qui da noi! Ci facciamo aiutare allora da Smeralda s.r.l. che commercia questi prodotti (io li ho trovati presso Iper a Varese in viale Belforte)
LA RICETTA
400g di Spaghetti Rummo n°5
1/2 vasetto di nero di seppia Smeralda da 20g
1 vasetto e mezzo di polpa di riccio di mare da 55g
Prezzemolo fresco
2 spicchi di aglio
olio extravergine d’oliva e sale q.b
PROCEDIMENTO
Metti in una pentola lo spicchio d’aglio e i gambi del prezzemolo con un goccio d’olio e fai soffriggere a fuoco medio
“Butta” gli spaghetti e cuocili per 7 minuti
Nel mentre togli l’aglio e i gambi del prezzemolo e metti in nelle due padelle la polpa di riccio e SOLO in una il nero di seppia (aggiungi acqua di cottura se necessario)
Togli gli spaghetti e mettili nelle padelle, fai saltare e ultima la cottura aggiungendo l’acqua di cottura se necessario
tagliate a pezzi il peperone e fatelo cuocere in padella con un filo d’olio aggiungendo all’occorrenza un goccio d’acqua
preparare a parte il pecorino grattugiandolo grossolanamente assieme alle foglie di basilico
buttate gli spaghetti in acqua bollente
mentre gli spaghetti cuociono frullate i peperoni per farne una crema (all’occorrenza aggiungete un filo d’olio e un goccio d’acqua di cottura della pasta)
togliete gli spaghetti e metteteli nella pentola dove avere fatto cuocere i peperoni, aggiungete la crema, un goccio d’acqua di cottura e parte del pecorino al basilico
Impiattate e cospargete con il pecorino al basilico
Visto che non si vive di soli risotti, questa volta propongo una ricetta gustosa e abbastanza veloce da fare, realizzata in sede CVA durante il turno del venerdì sera/notta
INGREDIENTI
Spaghetti
Filetti di tonno 160g
Olive taggiasche
Bottarga di muggine
Salvia
Scalogno
Sale, pepe, olio d’oliva qb
PROCEDIMENTO
Prepara lo scalogno e fai il soffritto con l’olio in padella aggiungendo qualche foglia di salvia
Aggiungi il tonno e prosegui la cottura a fuoco medio per circa 10 minuti
Aggiungi le olive e prosegui la cottura
Butta la pasta e porta a metà cottura in pentola
Togli gli spaghetti e mettili nella padella con il tonno e le olive quindi aggiungi un po’ di acqua di cottura degli spaghetti e inizia a far saltare il tutto fino a fine cottura
quando la cottura è ultimata, impiatta e aggiungi un tocco di bottarga in polvere sopra gli spaghetti
Auschwitz – Solo quando nel mondo a tutti gli uomini sarà riconosciuta la dignità umana, solo allora potrete dimenticarci.
(Lapide presente presso il Sacrario ai Caduti di Marzabotto – Bologna)
Post Scriptum: sarebbe bello dimenticare anche queste persone per la loro deficienza…. perchè non hanno capito dove sono e che comportamenti dovrebbero tenere!
Ricorre oggi la “Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali”, istituita nel 2013 dall’Unione Nazionale delle Pro Loco con il fine di salvaguardare e valorizzare queste espressioni appartenenti al nostro patrimonio immateriale.
Ogni anno, la Giornata dedicata al dialetto e alle lingue locali diventa un’occasione per le Pro Loco di organizzare innumerevoli attività in tutta Italia: dalla raccolta di libri in e sui dialetti, alle testimonianze video ed audio, fino a convegni, rappresentazioni teatrali, letture pubbliche di poesia e molto altro. Dall’istituzione di questa giornata è poi nato il Premio Nazionale “Salva la tua Lingua Locale”, che ogni anno raduna opere dialettali da tutta Italia.
Questo è un piccolo contributo realizzato dalla Pro Loco di Ranco (VA)
A volte cenare da solo diventa fonte di ispirazione e di sperimentazione culinaria…
INGREDIENTI
80g di spaghetti
6 pomodorini
1 spicchio d’aglio
3 acciughe sott’olio
1 burrata
1 fetta di pane
olio extravergine d’oliva
sale, pepe q.b.
PROCEDIMENTO
Lavare i pomodorini e tagliarli a metà quindi metterli su un piatto con olio e sale e una spruzzata di pepe e lasciarli qualche minuto sul piatto prima di passarli a forno per 1 ora a 160°C (o in alternativa 190°C per 15 minuti in una friggitrice ad aria)
Mettere a tostare il pane nel forno (o per 5 minuti nella friggitrice ad aria) quindi sbriciolarlo
Mettere lo spicchio d’aglio in pentola con l’olio e farlo imbiondire quindi toglierlo
Far sciogliere nell’olio le acciughe a fiamma moderata
Far bollire gli spaghetti in acqua salata per 6 minuti
Togliere la pasta conservando l’acqua di cottura
Passare gli spaghetti nella padella dove sono state sciolte le acciughe e proseguire la cottura aggiungendo i pomodorini e 1 mestolo d’acqua
Com’è stato il 2023? Sicuramente è stato un anno strano…
A livello lavorativo ho lasciato un’azienda senza nemmeno finire il periodo di prova per passare a una nuova azienda dove posso dire di trovarmi molto bene sia come ambiente che come lavoro. Ovviamente passare da quello che è sempre stato il mio “lavoro” cioè la carpenteria leggera e l’ufficio tecnico a fare cilindri idraulici di notevoli dimensioni implica picchiare il naso e commettere qualche errore… Anche se Fabio ogni tanto mi tira le orecchie devo dire che mi ha insegnato molto (ma devo ringraziare anche altri colleghi che mi hanno supportato e sopportato).
A livello familiare abbiamo fatto un passo importantissimo e ci siamo trasferiti in una nuova casa, e il traslocco completo non è stato semplice… ma ce l’abbiamo fatta!
Un traguardo personale importante lo ho raggiunto a maggio: un quarto di secolo di volontariato! Era il lontano 1998 (ed ero ancora senza patente) e la sera frequentavo il corso di primo soccorso a Vergiate. Mai avrei pensato dopo 25 anni di trovarmi ancora a bordo delle ambulanze a soccorrere e di essere io istruttore ai corsi…
Solo per oggi, 30 dicembre, sarà in proiezione nelle sale italiane “Vacanze di Natale” in occasione dei 40 dalla sua produzione
Girato a Cortina d’Ampezzo nell’autunno del 1983 in sole 3 settimane, è il primo (e per me unico e inimitabile) cinepanettone che doveva rappresentare lo spaccato della società italiana degli anni ’80.
Sicuramente chi andrà a vederlo saprà a memoria tutte le scene ma soprattutto le battute, almeno le più famose…
LA TRAMA
A Cortina ci sono i Covelli, una famiglia di ricchi costruttori edili: l’avvocato Giovanni Covelli (Riccardo Garrone), il capofamiglia annoiato dalla routine delle vacanze di Natale, la moglie snob attenta solo all’immagine, e i tre figli Roberto (Christian De Sica), Diamante e Luca. Il primo è giunto a Cortina d’Ampezzo direttamente da New York con la bellissima fidanzata Samantha (Karina Huff); la seconda, scorbutica e inquieta, ha un pessimo rapporto con Roberto; il terzo pensa più allo sport (e in particolare alla Roma, di cui è tifoso sfegatato) che alla fidanzata Serenella, la quale per gelosia gli fa credere che il suo migliore amico, il borgataro Mario Marchetti (Claudio Ammendola), si sia invaghito di lei. Mario, venuto in vacanza da Roma a Cortina con la sua famiglia un po’ rozza ma simpatica capitanata da Arturo Marchetti (Mario Brega), è interessato in realtà a Samantha e riesce a trascorrere con lei la notte di Capodanno, con la promessa di rivedersi anche nei periodi successivi, quando le vacanze saranno finite, e a riappacificarsi con Luca, che gli chiede scusa per aver creduto alla storia falsa di Serenella. C’è poi Billo (Jerry Calà), squattrinato playboy sciupafemmine che suona al piano bar e che rincontra la sua ex fiamma Ivana (Stefania Sandrelli), moglie annoiata di un milanese arricchito e superficiale, Donatone Braghetti (Guido Nicheli), che la trascura. Stanca del marito, Ivana viene spinta al tradimento dall’amica Grazia, l’infedele moglie dell’industriale bolognese Cesarino Tassoni. Billo è ancora innamorato di Ivana ma, dopo avere saputo che è sposata con Donatone, cerca di fare incontrare quest’ultimo con Moira, detta “la mandrilla di Porto Recanati”, una prostituta, in modo che Ivana abbandoni il marito. Infatti, dopo aver scoperto il tradimento di Donatone, Ivana finisce tra le braccia di Billo, ma torna poi dal marito dopo aver scoperto che ha avuto un incidente con l’auto. L’estate successiva, tutto il gruppo si ritrova di nuovo, ma questa volta sulle spiagge della Sardegna. C’è anche Billo, ancora alle prese col pianobar e sfiancato dal mestiere che definisce molto duro, costretto ogni sera a portarsi del “lavoro” a casa.
UN CULT…
Se i cinepanettoni usciti dopo sono tutti verso il volgarotto generato dalla coppia Boldi/De Sica, questo film ha ancora come protagonisti ragazzi in cerca dell’amore. Ecco, quello che distingue Vacanze di Natale del 1983 dai cinepanettoni è il romanticismo, l’ingenuità, una sorta di innocenza che si stava perdendo proprio in quegli anni, ma che ancora c’era.
Lo rende immortale anche la sua colonna sonora: “Moonlight Shadow” di Mike Olfdfield, “Nell’aria” di Marcella Bella, “I Like Chopin” di Gazebo, “Sunshine Reggae” dei Laid Back senza però dimenticare anche “Grazie Roma” di Antonello Venditti come richiamo all’origine di alcuni dei protagonisti e alla passione per “la maggica” che lega Mario Marchetti con Roberto Covelli.
Chiudiamo l’articolo come è giusto che sia con l’avvocato Covelli che ci ricorda con la sua frase storica, pronunciata con un aplomb unico che “Anche sto Natale… se lo semo levato dalle palle!”
Complice il ponte del 8 dicembre, con Jennifer abbiamo deciso di prenderci una pausa e di passare un weekend in toscana.
Partenza ore 8:00 da casa, veloce colazione alla pasticceria “Da Cris” di Vergiate e poi imbocchiamo l’autostrada in direzione Pieve Santo Stefano. Il viaggio scorre discretamente liscio anche se spesso si trovano automobilisti imbranati che non hanno idea di cosa vuol dire viaggiare in autostrada. Soprattutto non conoscono la regola dell’usare la corsia di destra (Articolo 143 comma 5 del codice della strada).
Arriviamo alle 13:00 all’Hotel Santo Stefano e dopo un veloce check-in passiamo all’annesso ristorante “il Portico” dove pranziamo.
SANSEPOLCRO
Il pomeriggio lo passiamo a Sansepolcro che si trova a 16km da Pieve Santo Stefano ed è la cittadina dove nacque Piero della Francesca. La cittadina è ai piedi dell’ultimo tratto dell’Appennino toscano e domina la Vatiberina e il territorio di Sansepolcro è circondato da dolci e verdi colline con distese di tabacco.
Siamo in mezzo a opere del Rinascimento e tra un dipinto di Piero della Francesca e altri di pittori ignoti scopriamo anche come sono fatti gli affreschi.
L’affresco è una pittura eseguita sul muro in cui il colore viene steso sull’intonaco ancora fresco cioè “bagnato”. Il pigmento stemperato in acqua resta così in sospensione su un supporto costituito da intonaco fresco in cui l’idrato di calcio (il legante) non si è ancora calcificato. questo fa si che il pigmento, una volta inglobato, viene conservato per un tempo pressoché illimitato. Con il Rinascimento, l’affresco conosce il momento di maggior diffusione. In area centro-italiana è abbandonato l’uso della sinopia (traccia di colore rossiccio derivante dalla città di Sinope che si trova nell’attuale Turchia e da cui proveniva la terra rossa necessaria; sull’arriccio cioè malta di calce e sabbia a media granulometria il pittore disegnava a carboncino le linee essenziali che poi ripassava a pennello con la terra rossa) e viene introdotto l’uso del cartone preparatorio (foglio di grande dimensione grande quanto i’affresco e bucherellato seguendo il disegno ) e dello spolvero (si passava la polvere di carbone attraverso un tampone che, passando per i fori, si depositava sul muro).
Questo è l’esempio dell’affresco “La giustizia” del 1441 di Niccolò di Agnolo del Fantino proveniente dal palazzo comunale di Sansepolcro
Passeggiamo poi per le vie del centro in pieno clima natalizio e ci imbattiamo ne “L’Agricologica“, simpatico negozietto dove ci sono molti prodotti alimentari animali provenienti da allevamento allo stato brado. Degustiamo qualche salume e, confermata l’impressione dulla bontà del prodotto, acquistiamo qualche confezione per i regali di Natale.
Visto che si fa tardi, torniamo in albergo per una doccia e poi cena al ristorante (restando leggeri visto che abbiamo pranzato abbondantemente e tardi…)
Abbondate piatto di ravioli toscani al sugo di cinghiale
AREZZO
Sveglia alle 7:30, colazione alle 8:00 e poi via in direzione Arezzo! La strada inizialmente è una superstrada ( la SS3 bis “Tiberina”) che costeggia parte del lago Montedoglio, lago creato dallo sbarramento artificiale del Tevere a 30km della sua sorgente e che rappresenta il lago più esteso della Toscana . SI prosegue poi sulla Statale 73 Senese Aretina dove si passa attraverso paesaggi gradevoli (anche se la prima tratta era rovinata da una leggera foschia)
Arezzo è conosciuta come città dell’oro e dell’alta moda. Patria di artisti e poeti quali Francesco Petrarca, Giorgio Vasari, Guido Monaco, Guittone d’Arezzo, Pietro Aretino, Gaio Cilnio Mecenate, Spinello Aretino, Francesco Redi e, nelle vicinanze, di Michelangelo Buonarroti, Piero della Francesca, Luca Signorelli e Andrea Sansovino. All’interno della cappella della basilica di San Francesco troviamo affreschi di Piero della Francesca mentre all’interno della chiesa di San Domenico c’è il crocifisso di Cimabue. nota anche per l’importante Giostra del Saracino, che divide la città in 4 quartieri (quartiere di Porta Crucifera o “Colcitrone”, quartiere di Porta del Foro o “Quartiere di Porta San Lorentino”, quartiere di Porta Sant’Andrea e il quartiere di Porta Santo Spirito o “Quartiere della Colombina” e corrispondente all’antico Quartiere di Porta del Borgo). C’è l’imbarazzo della scelta di cosa vedere…
In mattinata abbiamo anche avuto il tempo di incontrare la mia cara amica Lucia (conosciuta a Misano Adriatico in vacanza nel lontano 1996 e siamo tutt’ora in contatto) per un veloce caffè
Sempre bello ritrovarsi dopo tanto tempo!
Visto che si avvicina l’ora del pranzo è lei che ci consiglia di andare dal suo macellaio di fiducia Alfredo che è a soli 100m perché, oltre a fare il macellaio, ha una gastronomia: ci propone infatti 2 tartare e 2 bicchieri di Chianti. Tagliata fatta al momento a coltello (200g di Chianina) di una bontà unica e pagato un prezzo irrisorio. Altamente consigliato!
Una buona (e abbindante) tagliata di Chianina
Proseguiamo il tour con un breve trasferimento a Città di Castello
CITTÀ DI CASTELLO
Piccola cittadina fondata dagli Umbri sulla riva sinistra del Tevere in prossimità del territorio assoggettato al controllo degli Etruschi. Partiamo con una visita alla cattedrale dei Santi Florido e Amanzio la sua storia è molto lunga e, distrutta a causa del terremoto del 1458, la ricostruzione fu intrapresa solo a partire del 1494 per concludersi nel 1529 con una nuova consacrazione a San Florido, al quale venne aggiunto anche quello di Sant’Amanzio. Nel 1632 si iniziò il rivestimento della facciata, che però rimase incompiuta. La cupola cinquecentesca, crollata a seguito di un secondo terremoto, fu ricostruita alla fine del Settecento… insomma, una Chiesa non troppo fortunata!
Passiamo poi a visitare le altre Chiese con i vari affreschi e dipinti e le vie del centro.
Mi chiedo però come sia possibile che, in pieno centro di una cittadina come questa, sia stato possibile creare una zona iper moderna, una piazza enorme che nulla ha che a vedere con il centro storico ma soprattutto il parcheggio sotterraneo a vista con a fianco vecchie mura storiche….
Rientrati in albergo, il tempo di fare una veloce doccia e scendiamo al ristorante per cenare assieme a Paolo
Antipasto misto
Pappardelle al ragù d’oca
Arrosto con polenta
Cantucci con vin santo
SCANDICCI
Mattino successivo ripartiamo, direzione Scandicci per un saluto a un amico di Jennifer visto che siamo già sulla via del rientro.
Ricosteggiamo il lago e ci fermiamo a fare qualche foto
Ne approfittiamo, arrivando con 1 ora di anticipo rispetto al previsto, per una veloce visita alla Certosa di Firenze che incredibilmente è chiusa per visite alla domenica… Ci sono aperte solo le zone per andare alle chiede per le funzioni religiose…
Proseguiamo visto il poco tempo per piazzale Michelangelo, realizzato dal 1869 su disegno dell’architetto Giuseppe Poggi su una collina appena a sud del centro storico da cui si gode una vista panoramica sulla città dove è possibile scorgere ponte vecchio, S.Maria Novella, la Cattedrale di S.Maria del Fiore, Palazzo Vecchio,…
Firenze l’è piccina… e vista dal piazzale, la pare una bambina, vestita a carnevale (Leonardo Pieraccioni)
IL RIENTRO
Partenza alle 15:45 sperando di non trovare troppo casino ma… speranza vana!
Appena imbocchiamo l’autostrada è una colonna unica. Lavori in corso e incidenti ci terranno compagnia per tutto il viaggio di ritorno. In compenso tra 4 chiacchiere con Jennifer, la musica e tanta pazienza riusciamo ad arrivare a casa per le 21:15.
In compenso la Giulietta ha fatto egregiamente il suo lavoro: nonostante l’assetto discretamente rigido che trascura un filo il comfort a vantaggio della guida non ci ha fato pesare troppo i km percorsi e soprattutto il MultiJet2 ha fatto benissimo il suo lavoro con un consumo medio di 20,1km/l, valore di tutto rispetto considerando il percorso affrontato!
Multijet2, incredibile ma diesel! (da un famoso spot tv)
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